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In Evidenza - 16 mar 2022
Ucraina: Cia, salvo il vino Made in Italy. Da Ue stop solo a bottiglie di lusso in Russia
Con il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia varato dal Consiglio europeo, arriva il blocco all’export di vini e liquori di fascia alta. Mentre sono salve le produzioni tricolori a partire dal Prosecco e dall’Asti spumante. Stop dalla Ue, quindi, alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro, con un provvedimento che sospende le forniture di beni di lusso agli oligarchi, ma per fortuna lascia fuori grossa parte delle esportazioni dell’Italia, primo fornitore di vino del mercato russo, davanti alla Francia, con un giro d’affari diretto di oltre 150 milioni di euro, in crescita del 35% in dieci anni. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando la misura contenuta nel Regolamento 2022/428 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Ue.
Tra l’altro -ricorda Cia- le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno già perso 1,4 miliardi di euro negli ultimi 8 anni per colpa dell’embargo ancora in vigore su ortofrutta, formaggi, carni e salumi, deciso da Putin nel 2014 in risposta alle sanzioni Ue per l’annessione della Crimea.
Resta, comunque, altissima la preoccupazione dei produttori. L’agricoltura italiana sta già pagando un conto salato per effetto della guerra in Ucraina, con le fibrillazioni dei mercati dei cereali -continua Cia- tra le speculazioni sul prezzo del grano e mais e soia sempre più preziosi e irreperibili, creando gravi difficoltà agli allevamenti Made in Italy che ad oggi hanno scorte di mangimi solo per altre 8 settimane. Insieme ai rialzi della bolletta energetica, del gasolio e dei concimi, che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a un anno fa (da sola la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale), la tenuta delle imprese è sempre più a rischio.
Per questo, non c’è più tempo da perdere -ribadisce Cia- servono interventi urgenti da parte delle istituzioni per permettere alle aziende agricole di fronteggiare la crisi, partendo dagli incentivi alla semina di mais, anche attraverso strumenti assicurativi; al taglio delle accise sul gasolio; alla ristrutturazione dei debiti, mutui inclusi; all’introduzione di deroghe e semplificazioni sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo; all’inclusione degli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore.
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In Evidenza - 12 mar 2022
Ucraina: Cia, l’agricoltura non può fermarsi. Subito interventi per il settore
Misure di breve e medio periodo per permettere alle aziende agricole di fronteggiare gli effetti della guerra russo-ucraina, acuiti dal caro-energia e dal boom delle materie prime, partendo dall’eliminazione dell’Iva sulle accise per il gasolio e dagli incentivi alla semina di mais, fino ad arrivare alla rimodulazione degli obiettivi del Green Deal. È questa la richiesta alle Istituzioni nazionali ed europee contenuta nell’Ordine del giorno del Consiglio Direttivo Nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, che si è riunito a Roma.
Il conflitto in Ucraina sta sconvolgendo quotazioni e mercati e l’economia agricola rischia il cortocircuito, perché le imprese si trovano a lavorare in perdita, con prezzi che non riescono più a coprire i costi di produzione, tra il +120% delle bollette energetiche, il carburante alle stelle e i fertilizzanti praticamente triplicati. Ma l’agricoltura non si può fermare, è un settore strategico perché garantisce il cibo, le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter continuare a lavorare.
Ecco perché Cia chiede al Parlamento tutto l’impegno possibile in sede comunitaria per assicurare: la proroga del temporary framework “Covid 19” che consente agli Stati Membri di adottare misure di intervento in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato; la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita oltre i termini di scadenza stabiliti; il reperimento di risorse Ue per un Piano straordinario secondo la logica adottata per la gestione della pandemia. Si tratta della condizione necessaria per poter introdurre misure in soccorso del settore primario.
Misure che, secondo il Consiglio Direttivo di Cia, nel breve periodo devono consistere nell’introduzione di sostegni volti a remunerare le perdite delle imprese agricole in seguito all’aumento dei costi di produzione (misure fiscali, credito d’imposta, fondi ad hoc per la sostenibilità economica delle aziende) e interventi specifici per i comparti direttamente colpiti dalla crisi russo-ucraina (mais, zootecnia, vino, proteaginose). In particolare, bisogna: introdurre la possibilità di consolidare e/o ristrutturare il debito delle imprese agricole (mutui inclusi); eliminare immediatamente l’Iva sulla parte delle accise per il gasolio; eliminare definitivamente tutti gli oneri di sistema e le addizionali sull’energia elettrica; incentivare la semina di mais (ad esempio con aiuti a ettaro) anche attraverso strumenti assicurativi, in grado di remunerare un’eventuale riduzione dei prezzi pagati agli agricoltori nei prossimi mesi rispetto ai valori attuali; introdurre deroghe e percorsi di semplificazione sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo (ad esempio deroghe all’inverdimento Pac); sbloccare con urgenza le risorse del PNRR sulle misure agro-energetiche; includere gli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore; monitorare e garantire un’equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, a partire dal rispetto del quadro normativo sulle pratiche sleali; incentivare i consumi di prodotti agroalimentari attraverso interventi di natura fiscale e/o sotto forma di indennizzi a partire dalla fasce più deboli e a rischio della popolazione.
Nel medio periodo, invece, per il Consiglio Direttivo di Cia, occorre: agevolare il recupero del potenziale produttivo nazionale sul fronte dei seminativi e delle proteaginose, anche sostenendo attività di ricerca per la sperimentazione di alternative all’utilizzo di materie prime oggi scarse o non disponibili sui mercati di approvvigionamento; promuovere in sede comunitaria un percorso di condivisione verso la rimodulazione, anche temporanea, degli obiettivi del Green Deal, con particolare riferimento alla Strategia Farm to Fork; favorire in Europa una riflessione concreta verso la definizione di una politica energetica comune e verso l’introduzione di strumenti di gestione del rischio in grado di calmierare la volatilità dei prezzi; incoraggiare iniziative Ue per aprire un confronto internazionale necessario a ridurre, per quanto possibile, la volatilità a fini speculativi legata a prodotti finanziari in campo agricolo; valutare, nell’ambito delle regole per il commercio internazionale, l’eventuale sospensione di barriere tariffarie all’entrata per prodotti sensibili e strategici per garantire la sicurezza alimentare.
Ovviamente, secondo Cia, questi interventi vanno portati avanti dalle istituzioni seguendo un obiettivo primario, per i cittadini e per le imprese, ovvero adottare in sede diplomatica ogni sforzo e iniziativa necessaria alla cessazione immediata della guerra e agevolare un processo di pace che sia stabile e duraturo.
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In Evidenza - 12 mar 2022
Ucraina: Cia, se non si risolve crisi mais rincari del 20% su bistecche
Senza mais da Ucraina e Ungheria -i due nostri principali fornitori- le aziende che producono mangimi hanno scorte solo per 8 settimane. E’ allarme fra gli allevatori con la crisi della materia prima alla base delle diete di tutti gli animali da stalla. Unica alternativa immediata l’import da Usa e Argentina, con rilevanti costi di logistica che aumenteranno ancora il prezzo, arrivato oggi a 41 euro al quintale (+100% su 2021). Secondo Cia-Agricoltori Italiani, a risentirne tutte le produzioni alimentari di origine animale, dalle carni bovine, suine e avicole, a uova, latte e suoi derivati, fino ai principali circuiti Dop legati alla zootecnia. Se un Kg di manzo al banco è già passato dai 12 a quasi 15 euro e il taglio più pregiato, la lombata, si aggira sui 25 euro/kg, una bistecca potrebbe arrivare costare a breve il 20% in più.
Per Cia sono indispensabili strategie che incentivino i nostri agricoltori a seminare granturco, dopo 10 anni in cui l’Italia ha arretrato del 30% sulla produzione. Sono, infatti, necessarie coperture assicurative se la pace auspicata rimetterà in commercio il mais bloccato dall’Est, azzerando la competitività del nostro. Cia auspica, dunque, un intervento del Governo a colmare il differenziale fra prezzo attuale e quello della raccolta a settembre, in caso di ribassi.
Per presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, l’Italia si trova particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni di mais dai Paesi dell’Est Europa, che hanno costi di produzione molto minori. Oltre allo stop dall’Ucraina si è ora aggiunta la preoccupazione sul fronte ungherese, dove Orban -malgrado il principio della libera circolazione delle merci nell’Ue- ha temporaneamente bloccato l’export, dando allo Stato ungherese il diritto di prelazione sulle merci in uscita. Ma il futuro di questa materia prima preoccupa anche in caso di un appeasement internazionale, perché nessuno sa se in Ucraina siano in grado di seminare granturco. Se la campagna salta, le ripercussioni rischiano, quindi, di durare fino a fine 2023. Resta, peraltro, complesso, secondo Cia, l’approvvigionamento dall’America, per gli alti costi della logistica e le lunghe tempistiche del trasporto navale atlantico. Un altro serio ostacolo, legato soprattutto alla fornitura dagli Usa, è dovuto al fatto che la maggior parte del mais lì prodotto è Ogm e le Dop italiane hanno nel disciplinare l'obbligo di rifornirsi di carni allevate con mangimi non-Ogm.
Diventa, dunque, indispensabile per Cia un intervento del Governo per incentivare gli agricoltori a investire su una coltivazione che è molto costosa per l’alto impatto energetico necessario alla frequente irrigazione e per l’alta incidenza del costo dei fertilizzanti azotati, triplicato per la crisi del mercato del gas naturale (l’urea dai 40 euro del 2021 è arrivata a 120). Anche per questo, Scanavino chiede al Governo una copertura sulla rendita degli agricoltori, che sono incerti sull’andamento dei prezzi del mais di qui alla raccolta di settembre.
Per contribuire a risolvere la crisi, Scanavino chiede, infine, anche l’intervento dell’Europa. Al fine di evitare le speculazioni su questa materia prima indispensabile per gli allevamenti sarebbe, infatti, necessario un censimento d’emergenza delle scorte a livello comunitario, con l’obiettivo di operare un’equa ripartizione di mais, proporzionata ai flussi ordinari dei vari Paesi.
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In Evidenza - 09 mar 2022
Ucraina: Cia, partono i pacchi alimentari degli agricoltori per emergenza profughi
Non si ferma la macchina della solidarietà di Cia-Agricoltori Italiani a sostegno della popolazione ucraina. Mentre gli agriturismi associati si preparano ad accogliere i profughi in arrivo in Italia, mettendo a disposizione camere e locali su tutto il territorio nazionale, è partita anche la raccolta di beni umanitari. Il primo furgone carico di pacchi alimentari è arrivato oggi alla Basilica Minore di Santa Sofia a Roma, uno dei principali centri di preghiera per il popolo ucraino e attualmente centro di raccolta e di smistamento degli aiuti per le zone al centro del conflitto e alle frontiere.
Sono tutti prodotti d’eccellenza Made in Italy, dalla pasta all’olio extravergine d’oliva, dai legumi alle conserve, dalla farina ai salumi sottovuoto, non deperibili, provenienti dalle imprese agricole del marketplace di Cia “Dal Campo alla Tavola” e dalle aziende che fanno agricoltura sociale con ASeS-Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, l’Ong promossa dalla Confederazione.
“Nei prossimi giorni continueremo la raccolta di cibo per organizzare al più presto altri furgoni di aiuti di prima necessità diretti in Ucraina -spiega il presidente di Cia, Dino Scanavino- segno dell’impegno di solidarietà degli agricoltori italiani di fronte a questa terribile emergenza umanitaria”. Contestualmente, aggiunge, “siamo pronti all’ospitalità nelle strutture agrituristiche, grazie alle nostre associazioni Turismo Verde e ASeS che hanno già avviato la macchina dell’accoglienza insieme alla Caritas Italiana. Ci sono 2 milioni di profughi ucraini e, secondo la quota fissata dal Bilancio Ue, il 13% arriverà nel nostro Paese. Siamo pronti a fare la nostra parte, in uno sforzo collettivo di mobilitazione, per soccorrere e sostenere la popolazione in fuga da un conflitto senza precedenti”.
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In Evidenza - 08 mar 2022
8 marzo: Anp-Cia, con guerra ancora più forte l’impegno delle donne nel volontariato
Proprio in questi giorni, nella gara di solidarietà e di accoglienza verso la popolazione ucraina, il protagonismo delle donne nelle associazioni, come anche in Anp-Cia, rappresenta un valore aggiunto per ogni azione di supporto, conforto e aiuto concreto a chi ha bisogno.
Così l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, in occasione della Giornata internazionale della donna, spiegando che in questo 8 marzo va sottolineato lo straordinario impegno femminile nel volontariato, un fenomeno in crescita che coinvolge il 9% degli italiani, per un totale di quasi 6 milioni di persone, tra cui sempre più numerose sono le donne e moltissime le donne pensionate.
“Continuiamo a raccordarci con le istituzioni e le associazioni locali per aiutare la popolazione colpita dalla guerra, che si tratti della raccolta di beni alimentari o di altri generi di prima necessità -spiega Giovanna Gazzetta, vicepresidente nazionale di Anp-. Un po’ come ci insegna l’esperienza delle famiglie contadine del passato dove le donne, con forza, intelligenza e tenacia, reggevano le sorti domestiche e assicuravano benessere alle comunità”.
“Con coraggio e perseveranza -aggiunge Anna Graglia, anche lei vicepresidente di Anp- bisogna agire per il futuro e mobilitare tutte le energie per fermare la guerra e traguardare una convivenza pacifica, intanto concentrando l’impegno sull’accoglienza e sugli aiuti umanitari, senza dimenticare la ricerca scientifica che ci ha già permesso di superare i momenti più difficili della pandemia”.
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In Evidenza - 07 mar 2022
Ucraina: Cia, su prezzo pane non pesa grano ma costi energetici industria e speculazioni
A pesare sugli attuali rincari non è il rialzo del prezzo del grano tenero, che incide tradizionalmente pochissimo (8,5%) sul costo scaffale di pane, prodotti da forno e da pasticceria. Secondo Cia-Agricoltori Italiani, sono i maggiori costi di elettricità, gas, carburante per la logistica, imballaggi a impattare sull’industria della panificazione e sulla distribuzione, che non devono -però- scaricare sui cittadini gli aumenti, ma ripartirli equamente su tutta la filiera. Cia ricorda, inoltre, che il prezzo del frumento tenero è aumentato già da molti mesi, ben prima del conflitto in Ucraina. Tuttavia, non ci sono speculazioni dalla parte agricola, che non si è arricchita per questi rialzi e ha venduto il grano ai commercianti in estate a 22 euro, mentre ora il prezzo è di 34 al quintale. Cia non vuole lanciare allarmismi sul tema del sovranismo alimentare: non abbiamo, infatti, pericolo di restare senza pane, né ci sono colli di bottiglia nell’approvvigionamento di grano tenero dall’estero. A preoccupare, invece, la situazione dei fertilizzanti e l'esorbitante aumento dei prezzi del gas naturale che ne è l'ingrediente principale. Proprio ora che siamo nel periodo dei trattamenti nei campi, c’è rischio di una riduzione del loro utilizzo, che impatterà sulla qualità del raccolto.
A pesare, dunque, non la congiuntura bellica, ma fattori di natura strutturale e speculativa. La forte pressione internazionale sui cereali ha a che fare soprattutto con l’incertezza legata al lungo periodo pandemico e all'andamento negativo dei raccolti a livello mondiale, dovuto a siccità e climate change. Nel caso dell’Italia, le importazioni di grano tenero da Russia e Ucraina sono assolutamente marginali (5%) e sostituibili con fonti di approvvigionamento alternative, senza particolari ripercussioni sulla nostra industria alimentare, che deve far fronte ai ben più gravi problemi dell’esplosione dei costi energetici e logistici. Si rileva, inoltre, che l’import da Russia e Ucraina riguarda tipologie di frumento tenero ad alto contenuto proteico, per prodotti di lunga lievitazione destinate alla biscotteria, non certo alla panificazione, sulla quale si concentra in questi giorni l’allarme di molti.
In merito alla questione del sovranismo alimentare, per Cia il tema non è il deficit dell'import da compensare con la produzione nazionale (attualmente viene coperto il 35% del nostro fabbisogno di grano tenero), semmai di gestire in modo più efficiente la filiera internazionale. La preoccupazione di Cia riguardo alla congiuntura bellica risiede, invece, sui rincari eccezionali dei fertilizzanti a base azotata di provenienza russa (nitrato d’ammonio e urea), che hanno fatto registrare aumenti del +380% sul livello dell'ultimo trimestre del 2020. Questo è allarmante per tutta l’agricoltura italiana, non solo per il settore cerealicolo. Su quel versante, poi, la preoccupazione maggiore non è sul frumento tenero, ma soprattutto sul grano duro -ingrediente principale per la produzione della pasta- poiché i nostri coltivatori hanno bisogno di fertilizzanti per ottenere l’elevato contenuto proteico richiesto dall’industria pastaria, fiore all’occhiello del Made in Italy.
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