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1 In Evidenza - 22 apr 2025

Fauna selvatica, emergenza fuori controllo: CIA Abruzzo chiede interventi urgenti e annuncia la mobilitazione regionale

In Abruzzo, la pressione della fauna selvatica ha superato ogni soglia di tollerabilità. Campi devastati, greggi attaccate, raccolti compromessi e un ecosistema sempre più sbilanciato: è questa la drammatica realtà che CIA Abruzzo, insieme a Confagricoltura Abruzzo, Copagri Abruzzo e Liberi Agricoltori Abruzzo, denuncia con forza e in modo compatto, chiedendo interventi urgenti, strutturati e coerenti.

La proliferazione incontrollata di cinghiali, cervi, lupi e specie invasive sta mettendo in ginocchio l’intero comparto agricolo. Il piano per il contenimento dei cinghiali resta in larga parte inapplicato, il prelievo dei cervi è stato sospeso da una sentenza del TAR, la peste suina africana continua ad avanzare, e i risarcimenti per i danni, quando arrivano, sono spesso tardivi e insufficienti.

"Non è solo il reddito degli agricoltori a essere sotto attacco, ma la tenuta stessa del nostro territorio. Dove manca la gestione, l’ambiente si degrada. Dove viene meno l’agricoltura, si perde presidio, biodiversità e sicurezza alimentare," dichiara Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. "Siamo stanchi di subire. Siamo pronti a far sentire la nostra voce e a chiedere conto a chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Non ci fermeremo finché non saranno adottate misure concrete ed efficaci."

Per questo le organizzazioni promotrici annunciano una campagna di mobilitazione e una raccolta firme che, nei prossimi giorni, attraverserà l’intero territorio regionale. Incontri pubblici, presìdi e momenti di confronto con cittadini e amministratori avranno l’obiettivo di dimostrare che l’agricoltura non è la causa del problema, ma la prima vittima di un sistema che ha smesso di funzionare.



La mobilitazione avrà un momento centrale nella manifestazione regionale di lunedì 13 maggio 2025, a L’Aquila, alle ore 10:00 davanti alla sede del Consiglio Regionale. Un’iniziativa aperta ad agricoltori, cittadini e famiglie, per chiedere con determinazione ascolto e responsabilità da parte delle istituzioni. Al termine degli interventi pubblici, una delegazione dei dirigenti delle organizzazioni agricole sarà ricevuta dalle autorità regionali per presentare un documento con proposte operative concrete.

Il giorno seguente, martedì 14 maggio, in occasione dell’udienza di merito presso il TAR dell’Aquila sulla delibera regionale per l’abbattimento di 469 cervi, una delegazione ristretta sarà presente all’esterno del tribunale. 

CIA Abruzzo e le altre organizzazioni confermano che questa è solo la prima tappa di un percorso di mobilitazione destinato a proseguire finché non saranno adottate misure serie, efficaci e coordinate, in grado di ristabilire il necessario equilibrio tra agricoltura, fauna selvatica e tutela del territorio.

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1 In Evidenza - 22 apr 2025

Cordoglio in Cia per la morte del Papa: se ne va un grande alleato della terra e di chi la cura


“Esprimiamo il nostro più profondo cordoglio per la morte di Papa Francesco, in questi anni difficili uno strenuo difensore della giustizia sociale e dei diritti umani, ma anche un grande amico della terra e di chi la cura”. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, insieme a tutta la Confederazione, si unisce al dolore della Chiesa e di tutto il mondo per la scomparsa del Pontefice.


“Le sue parole, a partire dall’enciclica Laudato sì, hanno sottolineato con forza il diritto di tutti a un cibo sano e sostenibile, bene inalienabile e universale -ricorda Fini- richiamando più volte la centralità e la dignità del lavoro agricolo, oltre alla necessità di sostenere l’agricoltura familiare contro povertà e ineguaglianze”.


“Non possiamo dimenticare neppure i suoi costanti richiami alla pace e alla solidarietà tra gli uomini e i popoli -continua il presidente di Cia-. Tante volte abbiamo condiviso i suoi appelli per dire no alle guerre, alla violenza e alle discriminazioni”.

“Ora l’esempio di Papa Bergoglio, uomo di speranza e di vita -conclude Fini- continui a essere da guida per la costruzione di un mondo più giusto e pacifico”. 

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1 In Evidenza - 16 apr 2025

Emergenza Dazi USA: Cia Abruzzo chiede azioni urgenti per difendere il settore agroalimentare

Cia Abruzzo esprime forte preoccupazione per le conseguenze che la politica commerciale protezionistica degli Stati Uniti rischia di avere sul comparto agroalimentare regionale. 

La recente decisione americana di prorogare di soli 90 giorni l’introduzione di dazi del 20% sulle importazioni dall’Unione Europea, mantenendo comunque un’aliquota del 10%, rappresenta una minaccia concreta per le imprese agricole italiane e anche abruzzesi.

Nel 2024, il valore dell’export agroalimentare abruzzese verso gli Stati Uniti ha visto in particolare le province di Chieti e Pescara tra le più esposte, rispettivamente con il 20% e il 24% delle proprie esportazioni agroalimentari destinate oltre oceano. Vino, olio extravergine di oliva e ortofrutta trasformata sono i prodotti maggiormente a rischio.

Si tratta di una situazione allarmante”, dichiara il presidente regionale Nicola Sichetti, “che potrebbe compromettere la competitività delle nostre eccellenze e mettere in crisi intere filiere produttive e occupazionali che rappresentano non solo un patrimonio economico, ma anche culturale e ambientale del nostro territorio”.

CIA Abruzzo fa proprio l’appello lanciato dalla direzione nazionale, chiedendo che il negoziato tra Unione Europea e Stati Uniti venga rilanciato con forza e che l’Italia giochi un ruolo centrale per evitare trattative separate tra Washington e singoli Paesi. Allo stesso tempo è indispensabile prevedere strumenti di sostegno per le aziende più colpite e risorse straordinarie per compensare le eventuali perdite e sostenere l’apertura di nuovi mercati.

Chiediamo alle istituzioni regionali e ai parlamentari abruzzesi di farsi carico di questa emergenza e di sostenere con forza la voce degli agricoltori e delle imprese agroalimentari abruzzesi a Bruxelles e a Roma”, conclude il Presidente Sichetti.

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1 In Evidenza - 14 apr 2025

Bando INAIL 2025 per l’Agricoltura: contributi a fondo perduto fino a 130.000 euro

L’INAIL ha pubblicato la versione definitiva del Bando ISI 2024-2025, con 600 milioni di euro complessivi a disposizione delle imprese italiane. Di questi, 90 milioni sono dedicati al settore agricolo, con una quota riservata di 20 milioni per i giovani agricoltori.

Obiettivo: migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro, promuovendo al contempo sostenibilità e innovazione.

Per quanto concerne l'Abruzzo le risorse destinate a questa fattispecie ammontano in totale a 2.444.466 euro, ripartiti in due sotto assi, il primo – asse 5.1 – destinato a tutte le imprese operanti nel settore della produzione primaria, per un importo di 1.810.313 euro, ed il secondo – asse 5.2 – con una dotazione di 634.153 euro, riservato ai giovani agricoltori che al momento della chiusura della procedura informatica per la compilazione delle domande, non abbiano compiuto il quarantesimo anno di età.


Chi può partecipare

  • Imprese agricole iscritte alla Camera di Commercio
  • Cooperative agricole di lavoro
  • Giovani agricoltori (under 40), in possesso dei requisiti professionali e formativi richiesti

Esclusioni: aziende che hanno già beneficiato dei Bandi ISI 2021, 2022 o 2023; soggetti con precedenti penali in materia di sicurezza sul lavoro.

I beneficiari potranno inoltre accedere al bando sia in forma singola che associata, e potranno presentare una sola domanda di finanziamento in un’unica Regione, per una sola tipologia di progetto e per una sola unità produttiva.


Cosa finanzia il bando

Spese ammissibili:

  • Acquisto o noleggio con patto di acquisto di trattori e macchinari agricoli o forestali
  • Redazione della perizia asseverata (max €1.850)

Attenzione: gli investimenti devono rispettare criteri tecnici precisi e portare un reale miglioramento della sicurezza. Ogni mezzo proposto deve raggiungere un punteggio minimo di 130 punti.

I beni previsti nel progetto dovranno essere nuovi (non sono ammessi mezzi usati), potranno essere al massimo due e rispettare la seguente composizione:

  • 1 trattore agricolo o forestale e 1 macchina agricola o forestale dotata o meno di motore proprio;
  • 1 macchina agricola o forestale dotata di motore proprio e 1 macchina agricola o forestale non dotata di motore proprio;
  • 2 macchine agricole o forestali non dotate di motore proprio.
     

Contributi concessi

  • 80% a fondo perduto per giovani agricoltori (under 40)
  • 65% a fondo perduto per altre imprese agricole

Importo finanziabile: da €5.000 fino a €130.000
Anticipo possibile: fino al 70% senza soglia minima


Scadenze e modalità di accesso

Apertura portale INAIL: 14 aprile 2025

Chiusura compilazione domanda30 maggio 2025 (ore 18:00)


Per ulteriori informazioni vi invitiamo a seguirci sui nostri canali o a contattarci.

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1 In Evidenza - 09 apr 2025

"Agricoltura Sicura": terzo incontro a Penne per difendere il lavoro regolare e la sicurezza nei campi

In un momento in cui il settore agricolo è sempre più al centro delle sfide legate alla sostenibilità e alla tutela dei diritti dei lavoratori, si è svolto presso la Sala Polivalente di Penne il terzo incontro di “Agricoltura Sicura”, promosso dalla CIA – Agricoltori Italiani Abruzzo e dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro di Chieti-Pescara.

L’appuntamento rientra in una più ampia campagna di prevenzione e sensibilizzazione, rivolta in particolare agli imprenditori agricoli e ai lavoratori del comparto. L’obiettivo è fare chiarezza su obblighi normativi, adempimenti in materia di salute e sicurezza e contrasto al lavoro sommerso.

Ad aprire i lavori, i saluti istituzionali del Sindaco di Penne Gilberto Petrucci, che ha sottolineato come la legalità e la sicurezza sul lavoro siano valori fondanti per un territorio che fa dell’agricoltura una risorsa identitaria e produttiva. Accanto a lui, la Vice Presidente della CIA Chieti-Pescara, Beatrice Tortora, ha ribadito l’impegno dell’associazione nel supportare le aziende agricole affinché operino nel pieno rispetto delle normative.

La prima parte dell’incontro ha visto protagoniste Monica Sorgi e Maria Beatrice Ambrosini, entrambe ispettrici del lavoro presso l’ITL di Pescara. Il loro intervento ha offerto una panoramica chiara e concreta sugli aspetti normativi generali che regolano il lavoro agricolo, mettendo in luce le criticità più frequenti riscontrate durante le ispezioni.


Tra i temi affrontati: le tipologie contrattuali previste per il settore, le modalità corrette di assunzione, le comunicazioni obbligatorie, ma anche le gravi conseguenze legate al ricorso al lavoro sommerso. “Il lavoro nero non solo danneggia il lavoratore, ma penalizza l’intero comparto agricolo, alimentando concorrenza sleale e illegalità”.

La seconda parte dell’incontro si è concentrata sugli adempimenti in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro agricoli. A parlarne, Annalisa Gentile e Matteo Natale, ispettori tecnici dell’ITL di Pescara, che hanno illustrato in modo puntuale le responsabilità del datore di lavoro, a partire dalla redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), fino all’obbligo di formare e informare correttamente il personale.

Particolare attenzione è stata data ai rischi specifici dell’ambiente agricolo, spesso sottovalutati: l’utilizzo improprio dei trattori, l’assenza di dispositivi di protezione individuale, l’esposizione a prodotti fitosanitari e le lavorazioni in condizioni meteorologiche avverse. “La sicurezza non può essere vissuta come un obbligo burocratico, ma come un investimento culturale, che tutela la vita delle persone e il futuro dell’azienda”.

A moderare l’incontro è stato Alfonso Ottaviano, direttore CIA Chieti-Pescara, che ha guidato anche il dibattito finale con il pubblico. Molti gli interventi da parte degli agricoltori presenti, che hanno posto domande pratiche, condiviso esperienze e chiesto chiarimenti su aspetti tecnici e procedurali.

L’iniziativa si è chiusa con un messaggio chiaro: lavorare in regola conviene. Conviene ai lavoratori, che operano con dignità e sicurezza. Conviene alle aziende, che si tutelano da rischi e sanzioni. Conviene al territorio, che cresce su basi solide e trasparenti.

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1 In Evidenza - 04 apr 2025

Dazi: Cia, conto salato per province. 1 su 5 esposta per oltre 100 mln in export food verso Usa


I dazi imposti dagli Usa metterebbero a rischio il settore agroalimentare di una provincia italiana su cinque. Nella lista delle province ad alto rischio, a seguito delle barriere protezionistiche annunciate da Trump, secondo l’Ufficio studi di Cia-Agricoltori Italiani ce ne sono 21 - su un totale di 107 - le cui esportazioni di food verso gli Stati Uniti generano un valore superiore ai 100 milioni di euro.

La più esposta, in questa classifica che guarda ai valori assoluti dell’export, è la provincia di Salerno con 518 milioni, suddivisi soprattutto in ortofrutta lavorata e conserve di pomodoro, oltre a zucchero, cacao e condimenti vari. Segue Milano, con 422 milioni di spedizioni verso gli Stati Uniti, che vedono in primo piano le bevande alcoliche da aperitivo. Cuneo è, invece, regina dell’export di vini con quasi 400 milioni di euro venduti negli Usa dalle cantine dell’Albese, delle Langhe e del Roero (Barolo e Barbaresco, in primis). Poco fuori dal triste podio il trevigiano con il prosecco delle colline di Valdobbiadene (355 milioni) e la Food Valley di Parma, 306 milioni, nella quale i dazi colpiranno soprattutto i Consorzi di Parmigiano e Prosciutto e le conserve di pomodoro.

C’è, poi, il confronto sui valori percentuali, con un quadro ugualmente allarmante, che mette in risalto le province più vulnerabili, perché tanto dipendenti dall’export verso gli Stati Uniti. Se Grosseto, infatti, esporta negli Usa 236 milioni di olio d’oliva, preoccupa ancor di più che queste spedizioni rappresentino il 71% di tutte le vendite agroalimentari della provincia verso l’estero.
Senza contare che “anche con un valore inferiore ai 100 milioni di export, sono tante le province piccole e rurali per le quali l’impatto sull’economia locale sarebbe maggiore rispetto ai territori più ricchi, che riescono a diversificare i loro sbocchi commerciali”, ricorda il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini.

Cia valuta particolarmente fragili le situazioni di Nuoro e Sassari, che destinano al mercato statunitense il 65% di tutta la loro produzione agroalimentare, soprattutto quel Pecorino romano prodotto per il 90% in Sardegna utilizzato oltreoceano dall’industria alimentare per aromatizzare patatine in busta e altri snack. “Se il prezzo del Pecorino romano non sarà più competitivo, verrà probabilmente sostituito da altri formaggi di pecora americani -evidenzia Fini- determinando un crollo per l’economia delle province dell’isola che si regge su quella filiera. A preoccupare sarà il prezzo del latte, che potrà subire contraccolpi immediati”.

Tra le province più esposte, fuori dal territorio sardo, ci sono anche Catanzaro, dove il mercato Usa assorbe il 42% della produzione agroalimentare provinciale (ortofrutta lavorata, marmellate e conserve di pomodoro), Siena (vino e olio d’oliva) con il 34% e Roma (vino, olio d’oliva e di semi) con il 33%.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 16 mar 2022

Ucraina: Cia, salvo il vino Made in Italy. Da Ue stop solo a bottiglie di lusso in Russia

Con il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia varato dal Consiglio europeo, arriva il blocco all’export di vini e liquori di fascia alta. Mentre sono salve le produzioni tricolori a partire dal Prosecco e dall’Asti spumante. Stop dalla Ue, quindi, alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro, con un provvedimento che sospende le forniture di beni di lusso agli oligarchi, ma per fortuna lascia fuori grossa parte delle esportazioni dell’Italia, primo fornitore di vino del mercato russo, davanti alla Francia, con un giro d’affari diretto di oltre 150 milioni di euro, in crescita del 35% in dieci anni. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando la misura contenuta nel Regolamento 2022/428 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Ue.

            Tra l’altro -ricorda Cia- le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno già perso 1,4 miliardi di euro negli ultimi 8 anni per colpa dell’embargo ancora in vigore su ortofrutta, formaggi, carni e salumi, deciso da Putin nel 2014 in risposta alle sanzioni Ue per l’annessione della Crimea.  

            Resta, comunque, altissima la preoccupazione dei produttori. L’agricoltura italiana sta già pagando un conto salato per effetto della guerra in Ucraina, con le fibrillazioni dei mercati dei cereali -continua Cia- tra le speculazioni sul prezzo del grano e mais e soia sempre più preziosi e irreperibili, creando gravi difficoltà agli allevamenti Made in Italy che ad oggi hanno scorte di mangimi solo per altre 8 settimane. Insieme ai rialzi della bolletta energetica, del gasolio e dei concimi, che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a un anno fa (da sola la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale), la tenuta delle imprese è sempre più a rischio.

         Per questo, non c’è più tempo da perdere -ribadisce Cia- servono interventi urgenti da parte delle istituzioni per permettere alle aziende agricole di fronteggiare la crisi, partendo dagli incentivi alla semina di mais, anche attraverso strumenti assicurativi; al taglio delle accise sul gasolio; alla ristrutturazione dei debiti, mutui inclusi; all’introduzione di deroghe e semplificazioni sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo; all’inclusione degli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore.

 

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1 In Evidenza - 12 mar 2022

Ucraina: Cia, l’agricoltura non può fermarsi. Subito interventi per il settore

 Misure di breve e medio periodo per permettere alle aziende agricole di fronteggiare gli effetti della guerra russo-ucraina, acuiti dal caro-energia e dal boom delle materie prime, partendo dall’eliminazione dell’Iva sulle accise per il gasolio e dagli incentivi alla semina di mais, fino ad arrivare alla rimodulazione degli obiettivi del Green Deal. È questa la richiesta alle Istituzioni nazionali ed europee contenuta nell’Ordine del giorno del Consiglio Direttivo Nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, che si è riunito a Roma.

            Il conflitto in Ucraina sta sconvolgendo quotazioni e mercati e l’economia agricola rischia il cortocircuito, perché le imprese si trovano a lavorare in perdita, con prezzi che non riescono più a coprire i costi di produzione, tra il +120% delle bollette energetiche, il carburante alle stelle e i fertilizzanti praticamente triplicati. Ma l’agricoltura non si può fermare, è un settore strategico perché garantisce il cibo, le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter continuare a lavorare.

            Ecco perché Cia chiede al Parlamento tutto l’impegno possibile in sede comunitaria per assicurare: la proroga del temporary framework “Covid 19” che consente agli Stati Membri di adottare misure di intervento in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato; la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita oltre i termini di scadenza stabiliti; il reperimento di risorse Ue per un Piano straordinario secondo la logica adottata per la gestione della pandemia. Si tratta della condizione necessaria per poter introdurre misure in soccorso del settore primario.

            Misure che, secondo il Consiglio Direttivo di Cia, nel breve periodo devono consistere nell’introduzione di sostegni volti a remunerare le perdite delle imprese agricole in seguito all’aumento dei costi di produzione (misure fiscali, credito d’imposta, fondi ad hoc per la sostenibilità economica delle aziende) e interventi specifici per i comparti direttamente colpiti dalla crisi russo-ucraina (mais, zootecnia, vino, proteaginose). In particolare, bisogna: introdurre la possibilità di consolidare e/o ristrutturare il debito delle imprese agricole (mutui inclusi); eliminare immediatamente l’Iva sulla parte delle accise per il gasolio; eliminare definitivamente tutti gli oneri di sistema e le addizionali sull’energia elettrica; incentivare la semina di mais (ad esempio con aiuti a ettaro) anche attraverso strumenti assicurativi, in grado di remunerare un’eventuale riduzione dei prezzi pagati agli agricoltori nei prossimi mesi rispetto ai valori attuali; introdurre deroghe e percorsi di semplificazione sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo (ad esempio deroghe all’inverdimento Pac); sbloccare con urgenza le risorse del PNRR sulle misure agro-energetiche; includere gli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore; monitorare e garantire un’equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, a partire dal rispetto del quadro normativo sulle pratiche sleali; incentivare i consumi di prodotti agroalimentari attraverso interventi di natura fiscale e/o sotto forma di indennizzi a partire dalla fasce più deboli e a rischio della popolazione. 

            Nel medio periodo, invece, per il Consiglio Direttivo di Cia, occorre: agevolare il recupero del potenziale produttivo nazionale sul fronte dei seminativi e delle proteaginose, anche sostenendo attività di ricerca per la sperimentazione di alternative all’utilizzo di materie prime oggi scarse o non disponibili sui mercati di approvvigionamento; promuovere in sede comunitaria un percorso di condivisione verso la rimodulazione, anche temporanea, degli obiettivi del Green Deal, con particolare riferimento alla Strategia Farm to Fork; favorire in Europa una riflessione concreta verso la definizione di una politica energetica comune e verso l’introduzione di strumenti di gestione del rischio in grado di calmierare la volatilità dei prezzi; incoraggiare iniziative Ue per aprire un confronto internazionale necessario a ridurre, per quanto possibile, la volatilità a fini speculativi legata a prodotti finanziari in campo agricolo; valutare, nell’ambito delle regole per il commercio internazionale, l’eventuale sospensione di barriere tariffarie all’entrata per prodotti sensibili e strategici per garantire la sicurezza alimentare.

            Ovviamente, secondo Cia, questi interventi vanno portati avanti dalle istituzioni seguendo un obiettivo primario, per i cittadini e per le imprese, ovvero adottare in sede diplomatica ogni sforzo e iniziativa necessaria alla cessazione immediata della guerra e agevolare un processo di pace che sia stabile e duraturo.

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1 In Evidenza - 12 mar 2022

Ucraina: Cia, se non si risolve crisi mais rincari del 20% su bistecche

Senza mais da Ucraina e Ungheria -i due nostri principali fornitori- le aziende che producono mangimi hanno scorte solo per 8 settimane. E’ allarme fra gli allevatori con la crisi della materia prima alla base delle diete di tutti gli animali da stalla. Unica alternativa immediata l’import da Usa e Argentina, con rilevanti costi di logistica che aumenteranno ancora il prezzo, arrivato oggi a 41 euro al quintale (+100% su 2021). Secondo Cia-Agricoltori Italiani, a risentirne tutte le produzioni alimentari di origine animale, dalle carni bovine, suine e avicole, a uova, latte e suoi derivati, fino ai principali circuiti Dop legati alla zootecnia. Se un Kg di manzo al banco è già passato dai 12 a quasi 15 euro e il taglio più pregiato, la lombata, si aggira sui 25 euro/kg, una bistecca potrebbe arrivare costare a breve il 20% in più.

Per Cia sono indispensabili strategie che incentivino i nostri agricoltori a seminare granturco, dopo 10 anni in cui l’Italia ha arretrato del 30% sulla produzione. Sono, infatti, necessarie coperture assicurative se la pace auspicata rimetterà in commercio il mais bloccato dall’Est, azzerando la competitività del nostro. Cia auspica, dunque, un intervento del Governo a colmare il differenziale fra prezzo attuale e quello della raccolta a settembre, in caso di ribassi.

Per presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, l’Italia si trova particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni di mais dai Paesi dell’Est Europa, che hanno costi di produzione molto minori. Oltre allo stop dall’Ucraina si è ora aggiunta la preoccupazione sul fronte ungherese, dove Orban -malgrado il principio della libera circolazione delle merci nell’Ue- ha temporaneamente bloccato l’export, dando allo Stato ungherese il diritto di prelazione sulle merci in uscita. Ma il futuro di questa materia prima preoccupa anche in caso di un appeasement internazionale, perché nessuno sa se in Ucraina siano in grado di seminare granturco. Se la campagna salta, le ripercussioni rischiano, quindi, di durare fino a fine 2023. Resta, peraltro, complesso, secondo Cia, l’approvvigionamento dall’America, per gli alti costi della logistica e le lunghe tempistiche del trasporto navale atlantico. Un altro serio ostacolo, legato soprattutto alla fornitura dagli Usa, è dovuto al fatto che la maggior parte del mais lì prodotto è Ogm e le Dop italiane hanno nel disciplinare l'obbligo di rifornirsi di carni allevate con mangimi non-Ogm.

Diventa, dunque, indispensabile per Cia un intervento del Governo per incentivare gli agricoltori a investire su una coltivazione che è molto costosa per l’alto impatto energetico necessario alla frequente irrigazione e per l’alta incidenza del costo dei fertilizzanti azotati, triplicato per la crisi del mercato del gas naturale (l’urea dai 40 euro del 2021 è arrivata a 120). Anche per questo, Scanavino chiede al Governo una copertura sulla rendita degli agricoltori, che sono incerti sull’andamento dei prezzi del mais di qui alla raccolta di settembre.

Per contribuire a risolvere la crisi, Scanavino chiede, infine, anche l’intervento dell’Europa. Al fine di evitare le speculazioni su questa materia prima indispensabile per gli allevamenti sarebbe, infatti, necessario un censimento d’emergenza delle scorte a livello comunitario, con l’obiettivo di operare un’equa ripartizione di mais, proporzionata ai flussi ordinari dei vari Paesi.

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1 In Evidenza - 09 mar 2022

Ucraina: Cia, partono i pacchi alimentari degli agricoltori per emergenza profughi

Non si ferma la macchina della solidarietà di Cia-Agricoltori Italiani a sostegno della popolazione ucraina. Mentre gli agriturismi associati si preparano ad accogliere i profughi in arrivo in Italia, mettendo a disposizione camere e locali su tutto il territorio nazionale, è partita anche la raccolta di beni umanitari. Il primo furgone carico di pacchi alimentari è arrivato oggi alla Basilica Minore di Santa Sofia a Roma, uno dei principali centri di preghiera per il popolo ucraino e attualmente centro di raccolta e di smistamento degli aiuti per le zone al centro del conflitto e alle frontiere.

            Sono tutti prodotti d’eccellenza Made in Italy, dalla pasta all’olio extravergine d’oliva, dai legumi alle conserve, dalla farina ai salumi sottovuoto, non deperibili, provenienti dalle imprese agricole del marketplace di Cia “Dal Campo alla Tavola” e dalle aziende che fanno agricoltura sociale con ASeS-Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, l’Ong promossa dalla Confederazione.

            “Nei prossimi giorni continueremo la raccolta di cibo per organizzare al più presto altri furgoni di aiuti di prima necessità diretti in Ucraina -spiega il presidente di Cia, Dino Scanavino- segno dell’impegno di solidarietà degli agricoltori italiani di fronte a questa terribile emergenza umanitaria”. Contestualmente, aggiunge, “siamo pronti all’ospitalità nelle strutture agrituristiche, grazie alle nostre associazioni Turismo Verde e ASeS che hanno già avviato la macchina dell’accoglienza insieme alla Caritas Italiana. Ci sono 2 milioni di profughi ucraini e, secondo la quota fissata dal Bilancio Ue, il 13% arriverà nel nostro Paese. Siamo pronti a fare la nostra parte, in uno sforzo collettivo di mobilitazione, per soccorrere e sostenere la popolazione in fuga da un conflitto senza precedenti”.

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1 In Evidenza - 08 mar 2022

8 marzo: Anp-Cia, con guerra ancora più forte l’impegno delle donne nel volontariato

Proprio in questi giorni, nella gara di solidarietà e di accoglienza verso la popolazione ucraina, il protagonismo delle donne nelle associazioni, come anche in Anp-Cia, rappresenta un valore aggiunto per ogni azione di supporto, conforto e aiuto concreto a chi ha bisogno.

Così l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, in occasione della Giornata internazionale della donna, spiegando che in questo 8 marzo va sottolineato lo straordinario impegno femminile nel volontariato, un fenomeno in crescita che coinvolge il 9% degli italiani, per un totale di quasi 6 milioni di persone, tra cui sempre più numerose sono le donne e moltissime le donne pensionate.

“Continuiamo a raccordarci con le istituzioni e le associazioni locali per aiutare la popolazione colpita dalla guerra, che si tratti della raccolta di beni alimentari o di altri generi di prima necessità -spiega Giovanna Gazzetta, vicepresidente nazionale di Anp-. Un po’ come ci insegna l’esperienza delle famiglie contadine del passato dove le donne, con forza, intelligenza e tenacia, reggevano le sorti domestiche e assicuravano benessere alle comunità”.

“Con coraggio e perseveranza -aggiunge Anna Graglia, anche lei vicepresidente di Anp- bisogna agire per il futuro e mobilitare tutte le energie per fermare la guerra e traguardare una convivenza pacifica, intanto concentrando l’impegno sull’accoglienza e sugli aiuti umanitari, senza dimenticare la ricerca scientifica che ci ha già permesso di superare i momenti più difficili della pandemia”.

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1 In Evidenza - 07 mar 2022

Ucraina: Cia, su prezzo pane non pesa grano ma costi energetici industria e speculazioni

A pesare sugli attuali rincari non è il rialzo del prezzo del grano tenero, che incide tradizionalmente pochissimo (8,5%) sul costo scaffale di pane, prodotti da forno e da pasticceria. Secondo Cia-Agricoltori Italiani, sono i maggiori costi di elettricità, gas, carburante per la logistica, imballaggi a impattare sull’industria della panificazione e sulla distribuzione, che non devono -però- scaricare sui cittadini gli aumenti, ma ripartirli equamente su tutta la filiera. Cia ricorda, inoltre, che il prezzo del frumento tenero è aumentato già da molti mesi, ben prima del conflitto in Ucraina. Tuttavia, non ci sono speculazioni dalla parte agricola, che non si è arricchita per questi rialzi e ha venduto il grano ai commercianti in estate a 22 euro, mentre ora il prezzo è di 34 al quintale. Cia non vuole lanciare allarmismi sul tema del sovranismo alimentare: non abbiamo, infatti, pericolo di restare senza pane, né ci sono colli di bottiglia nell’approvvigionamento di grano tenero dall’estero. A preoccupare, invece, la situazione dei fertilizzanti e l'esorbitante aumento dei prezzi del gas naturale che ne è l'ingrediente principale. Proprio ora che siamo nel periodo dei trattamenti nei campi, c’è rischio di una riduzione del loro utilizzo, che impatterà sulla qualità del raccolto.

A pesare, dunque, non la congiuntura bellica, ma fattori di natura strutturale e speculativa. La forte pressione internazionale sui cereali ha a che fare soprattutto con l’incertezza legata al lungo periodo pandemico e all'andamento negativo dei raccolti a livello mondiale, dovuto a siccità e climate change. Nel caso dell’Italia, le importazioni di grano tenero da Russia e Ucraina sono assolutamente marginali (5%) e sostituibili con fonti di approvvigionamento alternative, senza particolari ripercussioni sulla nostra industria alimentare, che deve far fronte ai ben più gravi problemi dell’esplosione dei costi energetici e logistici. Si rileva, inoltre, che l’import da Russia e Ucraina riguarda tipologie di frumento tenero ad alto contenuto proteico, per prodotti di lunga lievitazione destinate alla biscotteria, non certo alla panificazione, sulla quale si concentra in questi giorni l’allarme di molti.

In merito alla questione del sovranismo alimentare, per Cia il tema non è il deficit dell'import da compensare con la produzione nazionale (attualmente viene coperto il 35% del nostro fabbisogno di grano tenero), semmai di gestire in modo più efficiente la filiera internazionale. La preoccupazione di Cia riguardo alla congiuntura bellica risiede, invece, sui rincari eccezionali dei fertilizzanti a base azotata di provenienza russa (nitrato d’ammonio e urea), che hanno fatto registrare aumenti del +380% sul livello dell'ultimo trimestre del 2020. Questo è allarmante per tutta l’agricoltura italiana, non solo per il settore cerealicolo. Su quel versante, poi, la preoccupazione maggiore non è sul frumento tenero, ma soprattutto sul grano duro -ingrediente principale per la produzione della pasta- poiché i nostri coltivatori hanno bisogno di fertilizzanti per ottenere l’elevato contenuto proteico richiesto dall’industria pastaria, fiore all’occhiello del Made in Italy.

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