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In Evidenza - 16 set 2020
Export: accordo Cia e Alibaba.com, cibo Made in Italy alla conquista dell’e-commerce globale
Promuovere l’export del Made in Italy agroalimentare, aprendo nuovi canali commerciali online per le aziende associate e favorendo incontri sul web con i buyers di tutto il mondo. Questo l’obiettivo dell’accordo siglato oggi a Roma, nella Sala Stampa Estera, da Cia-Agricoltori Italiani e Alibaba.com, la più grande piattaforma di e-commerce B2B (business-to-business) a livello internazionale e parte del Gruppo Alibaba.
Con la firma dell’intesa, che avrà durata di un anno, Cia e Alibaba.com si impegnano a collaborare -anche attraverso Adiacent, unico global service partner certificato da Alibaba.com per l’erogazione di servizi a valore aggiunto nella Comunità Europea- per sostenere, promuovere e valorizzare aziende locali e prodotti agroalimentari di qualità tramite il portale web internazionale, collegando acquirenti e fornitori, produttori e grossisti, per condurre affari in modalità virtuale.
“E’ un accordo che rinnova l’impegno dell’organizzazione -ha detto Dino Scanavino, Presidente nazionale di Cia- a supporto dell’internazionalizzazione delle aziende agricole e agroalimentari nazionali. Si può vincere la sfida dell’export agevolando l’accesso delle nostre imprese sui mercati stranieri, facilitando non solo il rapporto diretto tra aziende e consumatori, ma anche tra aziende stesse, offrendo nuove e importanti occasioni di sviluppo attraverso il commercio elettronico”.
“La collaborazione siglata con Cia ci rende molto orgogliosi e si inserisce pienamente nel progetto a lungo termine di Alibaba.com per supportare le aziende italiane del settore agroalimentare, in particolare le realtà più piccole, nel loro percorso di digitalizzazione e internazionalizzazione”, ha dichiarato Rodrigo Cipriani Foresio, Managing Director di Alibaba per il Sud Europa, che ha aggiunto: “Alibaba.com conta 20 milioni di buyer in tutto il mondo: la categoria più ricercata è proprio il food, e ciò significa che i prodotti italiani hanno enormi possibilità di farsi conoscere. Alibaba.com, la più grande fiera online al mondo, e Cia, hanno unito le forze per permettere al meglio della nostra produzione agroalimentare di essere apprezzata a livello globale”.
D’altra parte, i dati parlano chiaro. Oggi l’e-commerce B2B (vale a dire lo scambio commerciale di prodotti o servizi tra aziende) è 11 volte più grande del B2C (business-to-consumer, ovvero rivolto dall’azienda al consumatore finale). Attualmente, l’export online italiano B2C vale 11,8 miliardi di euro, mentre l’export online tricolore B2B arriva a fatturare ben 132 miliardi. In questo contesto, Alibaba.com rappresenta la maggiore piattaforma di e-commerce B2B del mondo, con 150 milioni di utenti registrati, 190 tra Paesi e Regioni coinvolte, oltre 300.000 richieste al giorno per 40 settori merceologici. Con un occhio di riguardo proprio al “food&beverage”, che rappresenta la prima voce tra le “top 10 industries” della piattaforma online, con il 12% dei click sul vino e il 7% sulla pasta.
Tra i punti dell’accordo tra Cia e Alibaba.com, anche tanti servizi a supporto delle aziende sul marketplace: creazione di materiale pubblicitario e informativo; commercializzazione di prodotti e fornitori sulla vetrina “Padiglione Italia” del portale; partecipazione a eventi e attività come roadshow, convegni, promozioni online tramite canali social o media; consulenza di marketing e comunicazione.
“Siamo orgogliosi di prendere parte a questa iniziativa -ha continuato Paola Castellacci, CEO di Adiacent- perché da un lato conferma e rafforza la nostra partnership con Alibaba.com, collaborazione che è stata avviata dal nostro gruppo già dal 2018 e ci ha portati, come Var Group, ad essere premiati come ’Outstanding channel partner of the year 2019’. Dall’altro lato perché siamo convinti che, con 45 anni di esperienza, oltre 2.500 collaboratori e 23 sedi in tutta Italia, il nostro gruppo possa sostenere la digitalizzazione delle imprese del Made in Italy e aiutare le aziende associate Cia a beneficiare al meglio delle opportunità offerte dal più grande marketplace B2B online al mondo”.
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In Evidenza - 16 set 2020
Biologico: Cia, nuove norme su fosfiti troppo restrittive rispetto a resto Ue
Dopo anni di discussioni, i limiti delle contaminazioni accidentali da fosfiti nelle produzioni biologiche sono stati aggiornati, ma le nuove norme non prendono come riferimento gli standard europei, molto meno restrittivi. Questa secondo Cia-Agricoltori Italiani la maggiore criticità del Decreto Ministeriale appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che avrà serie ripercussioni su tutta la filiera biologica, mettendo a rischio di decertificazione tanti onesti produttori.
Il nuovo testo stabilisce, infatti, il limite inferiore di residuo di acido fosforoso pari a 0,05 mg/kg, al di sopra del quale un prodotto non può essere certificato come biologico, mentre da rilievi fatti in numerose imprese e cooperative produttrici di ortofrutta e vino, sarebbe stato auspicabile adeguare il limite ai 2mg/kg, come avviene nel resto d’Europa.
L’inadeguatezza dei nuovi limiti viene confermata dalla deroga al suddetto Decreto Ministeriale, che è presente nel Dl Semplificazioni e riguarda i soli residui fosfitici nelle coltivazioni del nocciolo e della frutta secca nelle aree vulcaniche. Tutto ciò non giova alla chiarezza di un quadro normativo che non tutela le imprese agricole bio, a rischio declassamento per prodotti involontariamente contaminati.
In particolare, Cia non concorda con la decisione di prendere il solo acido fosforoso come indicatore dell’utilizzo di sostanze non ammesse e ricorda come le fonti “nascoste” di residuali di questo acido siano fertilizzanti e prodotti fitosanitari autorizzati nell’agricoltura biologica. Altre fonti sono i residui di trattamenti fatti anni prima della conversione in biologico, oppure sono legate a processi metabolici spontanei della coltura.
Secondo Cia occorre, dunque, gestire con la massima attenzione un problema che rischia di frenare lo sviluppo di un comparto che vede una continua crescita di vino e ortofrutta biologica per la forte domanda dei consumatori. L’obiettivo politico deve essere il finanziamento di un progetto scientifico che definisca una metodica analitica in grado di distinguere l’acido fosforoso da fitofarmaci non ammessi nel biologico e sia, allo stesso, tempo in grado di definirne i tempi di degradazione, poiché tali contaminazioni perdurano anche diversi anni dopo l’applicazione nelle colture arboree.
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In Evidenza - 09 set 2020
Ortofrutta: Cia, settore sostenibile pronto a Green Deal. Bio (28%), tech (14%) e “water saving” (71%)
Innovativo, dinamico e pioniere della sostenibilità ambientale: il settore ortofrutticolo italiano è pronto alla grande sfida della transizione verde europea. A dirlo, dati alla mano, è Cia-Agricoltori Italiani che, nella giornata inaugurale di Macfrut Digital 2020, ha messo a fuoco con il webinar “L'ortofrutta italiana sulla strada del Green Deal: Pac, innovazione e chimica verde", i punti di forza del comparto e stilato le priorità per la svolta sostenibile.
L’ortofrutta non rappresenta solo un pilastro dell’agricoltura Made in Italy, crescendo anche durante il lockdown con un balzo del 20% per la frutta e del 13% della verdura, ma traina l’intero sistema agroalimentare del Paese pure in fatto di propensione al cambiamento, forte delle 300 mila aziende del comparto che fatturano quasi 13 miliardi di euro e investono da tempo per essere all’avanguardia dal punto di vista economico e ambientale.
Oggi, infatti, il 28% delle imprese ortofrutticole nazionali fa biologico e il 36% si dedica alla produzione integrata. Sono aziende tecnologiche -come ha spiegato Nomisma nel corso del webinar Cia- che utilizzano software di gestione (il 14%), centraline meteo (8%), macchine con guida assistita, semi-automatica e Gps integrato (7%), applicazione a dosaggio variabile e sensori della pianta e del suolo (4%). Inoltre, il 71% delle aziende dell’ortofrutta ricorre a impianti per il risparmio idrico e il 33% produce energie rinnovabili, in prevalenza fotovoltaico, in minor parte caldaie e biomasse.
Si tratta di numeri che confermano quanto gli agricoltori del settore siano sensibili a temi quali innovazione e sostenibilità, centrali nel Green Deal dell’Europa. Con le strategie Farm to Fork e Biodiversity, saranno cruciali obiettivi cardine quali la riduzione dell’uso di agrofarmaci, l’incremento della produzione bio e la salvaguardia della biodiversità.
Per Cia, quindi, il settore è pronto alla sfida della transizione verde, ma a determinate condizioni. Le istituzioni europee e nazionali dovranno, infatti, tenere conto di una serie di priorità: garantire agli agricoltori strumenti ad hoc per continuare a produrre e fare reddito; aumentare la resistenza alle crisi di mercato; far fronte ai crescenti rischi fitosanitari con minor disponibilità di sostanze attive; soddisfare i bisogni dei consumatori, sempre più interessati -come emerso al webinar- a prodotti ortofrutticoli 100% Made in Italy (60%), da filiera controllata e legati al territorio (45%), bio (34%), salutistico (32%) e in confezioni ecosostenibili (30%).
“L’innovazione scientifica e tecnologica -ha detto il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- sarà essenziale per poter contare su soluzioni alternative, come quelle offerte dalla chimica verde”, che risponde all’esigenza di ridurre l’impatto ambientale e prospetta opportunità economiche interessanti per le imprese agricole e i territori in un momento in cui nuove strategie di sviluppo sono essenziali per far fronte alla crisi. Sul tema però “servirà -ha aggiunto- un lavoro organico e a tutti i livelli, su aspetti normativi e procedurali, nell’ambito della conoscenza, della ricerca e della sperimentazione nei campi, ma anche degli investimenti”.
Quanto alla Pac, ha ribadito Scanavino, “potrà essere di supporto concreto al Green Deal se saprà essere moderna e semplificata, continuando a perseguire altri obiettivi di sostenibilità come un adeguato reddito ai produttori, aree rurali rivitalizzate e sempre maggiore protagonismo degli agricoltori, anche tramite il sistema delle Op e delle organizzazioni interprofessionali che nell’ortofrutta sono una realtà consolidata. Infine, per essere competitivi sui mercati internazionali, va costruita una politica commerciale a tutela del settore, il cui export solo in Italia vale 8,4 miliardi”.
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In Evidenza - 09 set 2020
Fauna selvatica: Cia, è ancora emergenza. Serve subito nuova legge
Non si placa l’emergenza fauna selvatica, acuita dai mesi di lockdown con lo stop alle attività di controllo e gestione soprattutto dei cinghiali. La conseguenza è l’ulteriore crescita dei danni all’agricoltura, con perdite ormai milionarie, ma anche l’aumento degli incidenti stradali e dei rischi sulla sicurezza pubblica, nelle aree rurali e in città, come raccontano i fatti di cronaca. Per questo Cia-Agricoltori Italiani torna a chiedere al Governo interventi sulla questione, evidenziando l’assenza nel Dl Semplificazioni, ora in approvazione al Senato, della proposta normativa in materia annunciata a fine luglio.
Si tratta di un’occasione mancata -spiega Cia- per riformare una legislazione ormai obsoleta e totalmente carente sia sul piano economico sia su quello ambientale, che non tutela più gli agricoltori e i cittadini che subiscono attacchi sempre più frequenti.
Cia, già da tempo, attraverso il progetto “Il Paese che Vogliamo”, ha lanciato la sua proposta di modifica alla legge 157/92 sulla fauna selvatica, costruita dopo il sostanziale flop delle misure tampone adottate negli ultimi anni con il proliferare dei cinghiali, passati da una popolazione di 900 mila capi in Italia nel 2010 ai quasi 2 milioni di oggi (+111%).
Per invertire la rotta e fronteggiare seriamente il problema, la riforma lanciata da Cia conta alcuni punti chiave: sostituire il concetto di “protezione” con quello di “corretta gestione”, parlando finalmente di “carichi sostenibili” di specie animali nei diversi territori; non delegare all’attività venatoria le azioni di controllo della fauna selvatica, ma prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario; rafforzare l’autotutela degli agricoltori e garantire il risarcimento integrale dei danni subiti.
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In Evidenza - 02 set 2020
Poca acqua nella diga di Chiauci, preoccupazione per l’agricoltura. Cia Chieti-Pescara: “Cattiva gestione del Consorzio
Preoccupazione per la scarsità d’acqua nelle zone servite dalla diga di Chiauci. In assenza di pioggia la situazione si presenta come particolarmente critica e a risentire della mancanza d’acqua sono soprattutto le campagne, dove le colture invernali sono nelle prime fasi di crescita. L’allarme arriva da Cia Chieti-Pescara che sottolinea la cattiva gestione del Consorzio di Bonifica Sud evidenziando come sia necessario un approfondito e ragionato approccio sulla gestione della risorsa idrica. “L’arrivo della pioggia è vitale per l’agricoltura”, afferma il presidente provinciale Nicola Sichetti, “Il consorzio avrebbe dovuto fare una previsione più oculata e chiedere al Ministero l’ampliamento fino a 7 milioni di metri cubi rispetto ai 4 a disposizione. La presenza di stagioni siccitose non deve più essere considerata un evento eccezionale mettendo a rischio la produzione agricola”, continua Sichetti, “Il rischio poteva essere evitato, non è stato adottato un piano di turnazione dell’erogazione idrica nè chiesto di raddoppiare la capienza dell’invaso nonostante gli investimenti finanziati dal masterplan Abruzzo”. E’ stato, infatti, portato a termine e collaudato il revamping delle paratoie dello scarico di fondo della diga e conclusi gli interventi sull’ammasso roccioso e sulla strada circumlacuale. “I cinque pozzi a disposizione del consorzio saranno sufficienti a sopperire l’emergenza idrica?”, chiede il presidente Sichetti, “Le colture frutticole hanno bisogno di acqua costante ed è difficile, in queste condizioni, programmare l’irrigazione delle colture invernali. Il tempo stringe, siamo in attesa di decisioni ed input per la distribuzione dell’acqua a fini irrigui per il prossimo mese di settembre. Quello che ci anima è dare certezze alle imprese agricole”.
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In Evidenza - 31 lug 2020
Bando contributi per partecipazione a eventi e fiere - Camera di Commercio di Chieti-Pescara