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In Evidenza - 29 nov 2018
Il Vice Presidente
Nazionale della Cia, Mauro Di Zio, ha dato inizio con la propria relazione ai
lavori dell’Assemblea tenutasi a Roma il 29 novembre scorso. Dopo aver rivolto
il saluto e il benvenuto agli oltre 2000 delegati arrivati da ogni parte
d'Italia in rappresentanza dell’intero sistema confederale, è entrato subito
nel vivo di tutte le questioni affrontate dal documento assembleare, sui quali
da anni la CIA tiene alta l'attenzione: “Prima la ‘Carta di Matera’ e poi il ‘Territorio
come Destino’ presentato a EXPO – ha detto Di Zio – hanno visto la Cia
impegnata nel forte coinvolgimento degli Enti Locali, i quali hanno risposto
con la condivisione attraverso migliaia di Consigli e di Giunte Comunali. Ciò é
avvenuto anche per il documento che caratterizza la discussione di questa
Assemblea, alla quale sono presenti tanti Sindaci e Amministratori locali di
tutte le regioni Italiane, che accogliamo con un caloroso benvenuto e con un
ringraziamento sentito e sincero. La loro partecipazione è un’ulteriore
testimonianza dell’attenzione che essi hanno verso la drammatica attualità dei
temi che trattiamo.” Il Vice Presidente nazionale ha quindi proseguito l’intervento
rimarcando alcune di tali drammaticità, ad iniziare dalle sempre più frequenti
problematiche legate al clima, la cui gravità viene tragicamente amplificata
dall’abusivismo e dall’incuria che devastano il territorio. “Il monologo
dell’attore ci riporta a tempi solo apparentemente lontani – ha sottolineato –
rispetto ai quali, però, la possibilità di programmare il raccolto in base alle
stagioni è sempre più un miraggio. Sbalzi di temperatura anche di 15 gradi
nell'arco di poche ore sono tutt'altro che infrequenti, così come l'alternanza
di lunghi periodi di caldo torrido e siccità con precipitazioni di eccezionale
violenza ed intensità”. Circa il concetto di eccezionalità Di Zio ha tenuto a
mettere in dubbio che sia il più appropriato, stante il fatto che oggi gli
eventi che si rivelano catastrofici sono ormai quotidiani, come dimostrano
anche quelli che hanno funestato tante Regioni italiane anche nelle ultime
settimane. Straordinaria poteva essere considerata l’alluvione di Firenze di
cinquantadue anni fa, che infatti ricordiamo perfettamente pur essendo
trascorsi 52 anni, mentre il susseguirsi frenetico degli eventi attuali rende
difficoltoso persino tenerli a mente e riuscire a portarne il macabro conto di
vittime e danni. “A tal proposito – è stato il puntuale affondo di Di Zio – è
doveroso segnalare cose che dovrebbero essere abbondantemente acquisite. Ad
esempio è fondamentale che canali di scolo, fossi, alvei fluviali siano tenuti
in condizioni idonee ad assicurare un deflusso delle acque tale da non mettere
mai a rischio né l'incolumità delle persone né le colture. Garantire l'accumulo,
quando c'è acqua in abbondanza, così da consentirne la sufficiente e regolare
erogazione (a costi sostenibili), è un’imprescindibile necessità per un sistema
agricolo di qualità, come quello italiano, che conta 5047 specialità alimentari
di cui una gran parte a marchio di origine. Compiti gravosi che fanno capo al
sistema delle bonifiche, una realtà che anziché essere strumento di autogoverno
degli agricoltori rischia di diventare sempre più un mezzo di pura gestione di
potere, poco o per nulla trasparente, nelle mani di una sola parte del mondo
agricolo. In conseguenza di tutto ciò, a vivere difficoltà estreme sono soprattutto
tutte le aree interne della nostra penisola. Lo spopolamento in atto equivale a
una perdita di identità culturale e di coesione sociale, e l’abbandono
determina un progressivo deterioramento della qualità del paesaggio. Infatti la
mancanza di attività umane provoca perdita di stabilità dei pendii che lascia
spazio al dissesto idrogeologico”. A questo punto il Vice Presidente nazionale
ha posto l’accento su uno dei problemi più gravi e sentiti. “La mancata
manutenzione del territorio – ha detto – favorisce sia gli incendi che il proliferare
incontrollato della fauna selvatica, soprattutto dei cinghiali. A tal proposito
diciamo che non è più rinviabile una revisione della normativa nazionale che
introduca finalmente il concetto di gestione della fauna, al fine di contenerne
la diffusione entro limiti sostenibili e compatibili con diritti fondamentali
quali la sicurezza delle persone e l’esercizio della libera attività
imprenditoriale. Non ci possono più essere argomenti tabù: animalisti,
ambientalisti, agricoltori, cacciatori: portatori, tutti, di legittimi
interessi. Sia chiaro, però, che è assolutamente necessario ristabilire
l’ordine delle priorità, ed è compito della politica farsi carico e operare le
scelte, favorendo il confronto soprattutto quando, come in questo caso, le
decisioni da prendere sono difficili. Chiediamo, con ferma e risoluta
pacatezza, la soluzione in tempi rapidi anche della questione “de minimis”,
attraverso una notifica alla Comunità Europea che faccia finalmente comprendere
l’assurdità di considerare un attentato alla libera concorrenza e un aiuto di
Stato il ristorno di danni subiti da fauna che è patrimonio indisponibile dello
Stato stesso”. Continuando sul tema, Di Zio ha introdotto anche la questione
riguardante il lupo, la cui popolazione è fortemente consolidata e la cui
presenza è ormai ubiquitaria, come viene ampiamente dimostrato dal fatto che branchi
di piccole e medie dimensioni popolano tutta la penisola, comprese le periferie
di città e paesi, e che sentire ululare di notte è ormai cosa frequentissima.
Le stragi notturne di cani di proprietà e gli attacchi alle greggi, anche
diurni, sono ormai innumerevoli. “Anche in questo caso – ha proseguito Di Zio –
le priorità vanno ristabilite. Individuare e considerare pericolosi, anche per
la stessa sopravvivenza del lupo, i soggetti ibridi, può forse rappresentare un
buon punto di partenza”. Dall’argomento fauna l’intervento si è rivolto a
quello delle aree interne, che vivono una drammatica carenza di infrastrutture.
“Lo stato delle strade – ha precisato – evidenzia la mancanza di manutenzione
ordinaria e straordinaria tali da rappresentare precarietà e pericolosità
allarmanti. La ormai cronica indisponibilità di fondi fa sentire i suoi
devastanti effetti, ai quali si aggiungono quelli di una tentata riforma che
aveva lo scopo di riorganizzare compiti e funzioni di Stato ed enti locali, ma
che dopo la mancata ratifica referendaria è rimasta in mezzo al guado. La
competenza fondamentale su funzioni come viabilità e scuole di II grado è
affidata ad un ente ormai destrutturato e insufficientemente finanziato.
Riorganizzare, intorno al fondamentale principio di sussidiarietà, è cosa
necessaria e non rinviabile così come quella di garantire servizi fondamentali”.
A questo punto un’altra nota dolente che Di Zio non ha mancato di sottoporre
all’attenzione dell’Assemblea: “Dopo più di 2 anni dal sisma che ha colpito il
Centro Italia sono diverse decine di migliaia i cittadini che ancora vivono
nelle cosiddette "casette" o con autonoma sistemazione. La
complessità normativa, la farraginosità delle procedure, la scarsità di
personale tecnico rendono oltremodo difficile e lenta la ricostruzione di
fabbricati ad uso civile e produttivo e non solo. Il codice unico di intervento
per le grandi calamità avrebbe grande rilevanza in un Paese ad alto rischio
sismico e idrogeologico come il nostro. Oltre il 60% del territorio è
costituito dalle aree interne e su di esso vive quasi un quarto della
popolazione. Ancor più dopo gli eventi sismici salute, istruzione,
infrastrutture per la mobilità collettiva, ma anche infrastrutture immateriali
come la banda larga devono essere garantiti per arrestare quel processo di
marginalizzazione in atto ormai da troppi anni. La ricchezza di risorse
idriche, beni forestali, paesaggio, beni archeologici, centri museali, edifici
di rilevanza storica ed architettonica possono concorrere, con lo stretto
coinvolgimento degli agricoltori, a mantenere e sviluppare sistemi agricoli in
grado di invertire il processo di spopolamento”. L’intervento, molto apprezzato
e incisivo, si è concluso con una chiara indicazione di rotta: “Un Paese con
quasi 8000 Km di coste, 8000 comuni, di cui ben 4261 (il 53%) situati nelle
aree interne, non ha prospettive se non punta ad una forte coesione, se non
incide sul forte potenziale di sviluppo, se non coniuga innovazione e
tradizione, se non individua una convinta, partecipata e condivisa strategia
che coinvolga tutti, da nord a sud, dalle aree costiere a quelle più
periferiche. Su questi temi la Cia Agricoltori Italiani ha dato, da e darà
sempre il suo convinto sostegno”.