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Speciale Coronavirus COVID19 - 06 mar 2020
Cia-Agricoltori Italiani e i suoi giovani imprenditori, riuniti nell’Associazione Agia, tra i partner del progetto ANCI “SIBaTer - Supporto Istituzionale alla Banca delle Terre” (legge 123/2017) per la valorizzazione dei beni non utilizzati in 8 Regioni del Mezzogiorno, in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Siglato, infatti, anche da Cia e da Agia, il protocollo di collaborazione promosso dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani, per supportare l’attuazione della misura “Banca delle terre abbandonate o incolte” che incentiva l’imprenditoria giovanile, in via diretta, con attività volte al miglioramento della capacità amministrativa dei Comuni e indiretta, attraverso azioni a sostegno della creazione, nei Comuni interessati, di un ambiente favorevole alla generazione da parte dei giovani, di proposte imprenditoriali che valorizzino le terre del patrimonio pubblico.
L’accordo, valido fino allo scadere, a giugno 2022, del progetto SIBaTer, vuole rispondere all’esigenza di far incontrare domanda e offerta di terre, creando reali opportunità di sviluppo, nonché all’obiettivo di favorire la nascita di “ecosistemi di conoscenza” per la condivisione di esperienze e best practice.
Previsto, quindi, da parte dei partner, l’impegno a formulare proposte per migliorare la legislazione nazionale e regionale in materia di banca delle terre, ma anche a definire criteri che agevolino le procedure di concessione della terra, per massimizzarne l’efficacia e assicurare fattibilità e sostenibilità agli interventi di valorizzazione. Inoltre, si assicura il coinvolgimento nelle iniziative informative e di comunicazione SIBaTer per far conoscere le opportunità della misura a istituzioni e potenziali beneficiari.
Il protocollo, firmato con ANCI, rappresenta per Cia-Agricoltori Italiani e la sua associazione dei giovani, un passaggio importante e significativo nella crescita del settore, chiamato a una reale e concreta apertura al ricambio generazionale. L’adesione al progetto, conferma, inoltre, l’attenzione dell’organizzazione al territorio e alle sue aree interne, alla loro rinascita anche grazie al nuovo impulso di cui sono capaci gli under 40.
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Speciale Coronavirus COVID19 - 28 feb 2020
"La Cia - Agricoltori Italiani attraverso tutte le sue strutture continuerà ad essere impegnata per assicurare l'approvvigionamento e le forniture dei prodotti agricoli". Esprime vicinanza il Presidente della Cia - Agricoltiri Italiani Dino Scanavino al Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio in questa fase particolarmente difficile e impegnativa determinata a seguito dell’emergenza epidemiologica dovuta al COVID 19.
"Al tempo stesso, i nostri uffici dislocati sul territorio saranno costantemente al servizio dei cittadini e delle Istituzioni per garantire il supporto necessario", continua Scanavino, "Giorno dopo giorno, il propagarsi dell’epidemia virale rischia di causare difficoltà sempre crescenti al sistema economico nazionale. Una situazione non facile per gli operatori economici tanto all’interno delle zone focolaio, dove i contagi hanno assunto una dimensione importante, quanto nelle altre realtà territoriali del nostro Paese. Il settore agricolo, per via delle sue caratteristiche legate principalmente alla deperibilità delle produzioni e quello agrituristico, che nelle prossime settimane entrerà nel vivo della sua stagione, sono particolarmente esposti. Un’azione", conclude, "rispetto alla quale non possiamo esimerci, viste le responsabilità di cui siamo investiti e che, spero, possa essere di sostegno all’impegno e agli sforzi che stanno egregiamente caratterizzando l’operato quotidiano della Regione da lei governata".
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Speciale Coronavirus COVID19 - 27 feb 2020
Rinvio dei contributi previdenziali e delle imposte dirette e indirette come la Tari; sospensione delle rate dei mutui; riprogrammazione delle uscite didattiche con costi a carico non delle scuole, ma dello Stato; piano di promozione straordinario per l’agriturismo in Italia. Queste alcune delle proposte che Turismo Verde, l’associazione per la promozione agrituristica di Cia-Agricoltori Italiani, ha portato oggi al tavolo convocato dalla ministra Teresa Bellanova per discutere delle misure da attivare contro gli effetti disastrosi dell’emergenza Coronavirus sui 23.615 agriturismi italiani.
La situazione che sta vivendo il Paese non deve essere sottovalutata, ma neanche ingigantita -ha spiegato Turismo Verde-Cia al tavolo-. Eppure, l’impatto del Coronavirus sul turismo è stato immediato e fortissimo. Nelle regioni coinvolte direttamente dall’emergenza, come Lombardia e Veneto, ci sono state disdette di massa nelle strutture, soprattutto da parte dei turisti stranieri. Prenotazioni quasi azzerate anche per aprile, con le festività di Pasqua che rappresentano uno dei periodi più importanti per la stagione turistica. Ma il danno economico coinvolge gli agriturismi di tutta Italia, con una riduzione fino al 40% delle richieste di soggiorno già arrivate.
Intanto, dove possibile, gli agriturismi associati a Turismo Verde-Cia stanno cercando di andare incontro alle esigenze degli ospiti che chiedono la disdetta delle prenotazioni, proponendo ad esempio un voucher per un periodo alternativo sempre nella stessa struttura in campagna.
E’ chiaro, però, che serve un intervento urgente in soccorso delle imprese con misure dedicate -ha ribadito Turismo Verde-Cia. Così come è necessario che la Ue attivi gli strumenti di crisi necessari, con lo stanziamento di risorse adeguate, se l’emergenza Coronavirus dovesse allargarsi e protrarsi per lungo tempo. Nel frattempo, la ministra Bellanova ha preso atto delle proposte delle associazioni, assicurando il suo impegno nei confronti del settore. Con l’obiettivo comune di evitare che i danni economici e di immagine al turismo italiano diventino irreparabili.
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Speciale Coronavirus COVID19 - 26 feb 2020
Nessuno stop delle imprese zootecniche nelle regioni colpite, la produzione di latte non è a rischio e sono garantiti gli approvvigionamenti quotidiani. Queste le valutazioni di Cia-Agricoltori Italiani dopo un attento monitoraggio dell’emergenza Coronavirus nelle regioni colpite, confermato anche da una nota della Regione Lombardia che tranquillizza il sistema allevatoriale. La situazione è, dunque, sotto controllo e gli allarmismi ingiustificati rischiano di danneggiare pesantemente non solo i cittadini, ma anche le imprese. In generale, la produttività delle imprese agricole nelle aree colpite è sotto controllo ed è in grado di assicurare il rifornimento di beni alimentari a tutti i cittadini.
Secondo le stime Cia, tuttavia, si rileva un’indubbia ricaduta dell’emergenza Coronavirus sulle aziende agricole del Paese. L’impatto negativo è avvertito soprattutto da tutte le realtà produttive che hanno rapporti commerciali con le aree colpite. Anche sul versante export si registra una contrazione del mercato, con ordinativi al ribasso e disdette causati da un clima generale di sfiducia che sta contagiando i nostri principali sbocchi commerciali all’estero. Cia segnala anche ripercussioni nel settore agrituristico, con numerose disdette dei turisti stranieri per i mesi di aprile, con le feste pasquali, e di maggio.
I produttori Cia stanno comunque continuando a lavorare con trasparenza vigilando sulla filiera e respingendo ogni tentativo di speculazione sui prezzi dal campo alla tavola. Va detto però -sottolinea Cia- che le difficoltà sono in costante aumento e occorre risolvere i problemi legati alla logistica e alla distribuzione che limitano l’attività delle strutture produttive, a partire dalla cosiddetta zona rossa.
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Speciale Coronavirus COVID19 - 24 feb 2020
“Seguiamo con grande attenzione l'evolversi della situazione monitorando le notizie che momento dopo momento giungono anche dal settore agricolo e agroalimentare. Per questa ragione, dopo un confronto con il Gabinetto, i Capi dipartimento e gli Uffici del Ministero, abbiamo condiviso l'attivazione di una task force presso il Mipaaf e già definito un primo calendario di incontri con organizzazioni di settore, distribuzione, parti sociali, Regioni”. Così la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, in una nota ufficiale.
“Siamo consapevoli della delicatezza del momento e anche dello stato di ansia e legittima preoccupazione che attraversa il Paese e, in particolar modo, alcuni territori. Allo stesso tempo -ha detto Bellanova- i cittadini devono sapere che, come Governo, siamo fortemente impegnati, ognuno per le sue competenze, sulla tutela e salvaguardia della salute e, soprattutto, sul contenimento dei rischi”.
“Discuteremo con le imprese e tutti i soggetti della filiera agroalimentare, distribuzione inclusa, per comprendere la strumentazione migliore da mettere in campo e le priorità da affrontare. Innanzitutto la salute dei cittadini, che mi sento comunque di rassicurare perché i nostri sistemi di controllo sono tra i migliori al mondo e i nostri prodotti sicuri, ma al contempo la tenuta del nostro sistema economico e produttivo, che deve comunque essere considerata una priorità assoluta -ha continuato la ministra-. Corriamo rischi non indifferenti che dobbiamo essere capaci, come Governo e come Paese, tutti insieme, di ridurre al minimo”.
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In Evidenza - 21 feb 2020
“La filiera delle carni di selvaggina non ha la pretesa di risolvere il problema della abnorme presenza di alcune specie di fauna selvatica sul territorio, ma di dare un contributo, anche in termini di aumento di consapevolezza, creando opportunità di valorizzazione di ciò che oggi è solo un problema e facendo emergere un consumo di carne che è spesso sommerso e potenzialmente molto pericoloso se non adeguatamente tracciato e controllato”. Con queste parole il Presidente della Cia - Agricoltori Italiani Abruzzo, Mauro Di Zio, replica ad alcune polemiche sollevate da un gruppo di cacciatori riguardo l’approvazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale. Portavoce del malcontento Dino Rossi, cacciatore e allevatore, a capo della squadra Monte Cappucciata di Carpineto della Nora (Pescara).
“Ogni volta che si parla di cinghiali arriva lui, il signor Rossi, Dino all’anagrafe, a dispensare improperi e inconfutabili verità”, dice Di Zio, “Ma anche esposti, come nel caso delle catture presso l’oasi del Lago di Penne, o sprezzanti giudizi come per la nascente filiera della carne di selvaggina. La verità è che di tutto c’è bisogno meno che di continuare ad alimentare contrasti e divisioni. Serve al contrario la condivisione di obiettivi e di strategie per affrontare una situazione da tempo fuori controllo, che solo in termini di incidenti stradali ha determinato in Italia dal 2015 al settembre 2019 ben 72 morti e 854 feriti gravi sulle strade, danni incalcolabili a produzioni agricole e zootecniche, abbandono di territori tradizionalmente vocati all’agricoltura di qualità e strategici per la manutenzione del paesaggio, la prevenzione dagli incendi, la stabilità dei pendii, la prevenzione dal dissesto idrogeologico”, continua, “Condivisione, e non certo conflitto, è la parola chiave.
Alimentando il confronto piuttosto che il contrasto la presa d’atto della gravità della situazione sarà inevitabile, e attori sociali con interessi diversi non potranno che convenire che la situazione va gestita, pianificando adeguatamente con criteri scientifici e operando con le azioni più idonee e consone a ciascuna realtà (terreni liberi, parchi, riserve ecc.)”.
Per il Presidente della Cia Abruzzo il Piano Faunistico Venatorio Regionale rappresenta uno strumento la cui approvazione è ormai imprescindibile. “Migliorato nella proposta dall’accoglimento di molte osservazioni e suggerimenti di associazioni, portatori di interessi, aree protette, enti locali. Si potrà ulteriormente migliorare in seguito”, conclude Di Zio, “anche tramite piccoli ritocchi al regolamento per la gestione degli ungulati. Ma oggi la priorità assoluta è la sua rapida approvazione”.
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In Evidenza - 20 feb 2020
Quali sono le tecniche, le competenze, le regole, le conoscenze per un' agricoltura sostenibile, consapevole, etica, economicamente remunerativa che tuteli la salute degli agricoltori e dei consumatori?
La “Grande Via" del professor Franco Berrino in collaborazione con Donne in Campo Chieti-Pescara danno il via al progetto “La Scuola di Madre Terra”
Sarà una scuola rivolta a tutti coloro che vogliono praticare un’agricoltura eco-sostenibile e rinnovata, un’agricoltura dalla quale si può ottenere profitto e soddisfazione e che diventa fonte di reddito come ogni attività che venga organizzata con criterio e senza improvvisazioni.
Negli ultimi 10 anni esperienze concrete agricole ci hanno dimostrato che è realizzabile un’agricoltura consapevole ed ecosostenibile da cui si può ottenere profitto e soddisfazione
L’obiettivo del corso “La Scuola di Madre Terra” è quello di fornire le conoscenze teoriche, le competenze pratiche ed esperienziali nell’ambito dell’agricoltura biologica per consentire all’agricoltore di sviluppare una realtà agricola che non è solo sostenibile per l’ambiente e per la nostra salute.
Il prof. Berrino e il suo staff altamente qualificato e specializzato nell’agricoltura che possiamo definire “consapevole-ambientale” ci offre la possibilità di acquisire gli strumenti pratici per poter operare sul campo.
Il prof. Berrino ha concentrato le eccellenze del settore agrario, e della biodinamica in particolare, realizzando un centro di formazione permanente in grado di insegnare a lavorare la terra con il rispetto che questa merita.
Professori, ricercatori e agricoltori consapevoli si sono uniti, nel dialogo sull’avanguardia delle biodiversità, produzione e comunicazione etica per una società sostenibile.
La scuola si avvale di metodi dittatici d’avanguardia esperienziali e interdisciplinari e di un corpo docente di grande esperienza e prestigio. Il programma sarà affrontato in 3 seminari di due giorni ciascuno programmato da marzo a maggio 2020.
Per info e programma rivolgersi al n 3889378651
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In Evidenza - 20 feb 2020
Diffondere la cultura della prevenzione nella lotta contro i tumori attraverso l’adozione di corretti stili di vita, potenziare il livello di conoscenza di un’agricoltura etica e rilanciare il valore della dieta mediterranea. Questo l’obiettivo del protocollo d’intesa sottoscritto, oggi, a Roma, da LILT– Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e Cia-Agricoltori Italiani.
Con il protocollo siglato e in ottica di rinforzo e valorizzazione reciproca, LILT e Cia si impegnano, dunque, alla promozione congiunta di campagne e messaggi di sensibilizzazione, all’organizzazione di forum, convegni scientifici e divulgativi, a sostenere iniziative e raccolte fondi in favore delle Associazioni provinciali LILT. Primo appuntamento, la Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica, dal 14 al 22 marzo 2020, l’annuale iniziativa di LILT nelle principali piazze italiane con gazebo dedicati alla distribuzione di materiale informativo e olio extravergine d’oliva.
“Con questo protocollo la rete dei sostenitori della LILT si arricchisce di un partner fondamentale -ha detto il presidente LILT Nazionale Francesco Schittulli-. Grazie al supporto di Cia si rafforza il nostro positivo messaggio di prevenzione e si ricorda l’importanza della dieta mediterranea, della provenienza, della qualità e della sicurezza dei nostri alimenti, così come dell’educazione alimentare e dei principi di sostenibilità, visto che l’errata alimentazione è responsabile del 35% dei tumori”.
“Rappresentiamo gli imprenditori agricoli, produttori e custodi delle materie prime che sono alla base di una sana alimentazione e della cucina mediterranea. Per questo -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- riteniamo importante sostenere l’operato di LILT nella lotta contro i tumori e per una corretta informazione e prevenzione. Sentiamo l’onere di assicurare il nostro contributo, lavorando per garantire sempre la massima qualità dei prodotti agroalimentari”.
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In Evidenza - 19 feb 2020
Serve una rapida approvazione del disegno di legge sul biologico, attualmente in discussione alla Commissione Agricoltura del Senato, senza ulteriori significative variazioni. A sollecitarlo sono Cia-Agricoltori Italiani e la sua associazione di riferimento per la promozione del biologico Anabio, spiegando che il settore ha urgente necessità di politiche adeguate di sostegno.
Da Biofach 2020 a Norimberga -spiegano le due organizzazioni- è arrivata la nuova conferma della crescita del comparto, con un aumento dell’8% annuo del mercato dei prodotti bio, che ha raggiunto nell’Ue un fatturato di 40,7 miliardi. Gli Stati Uniti restano il primo mercato mondiale, mentre in Europa la Spagna si conferma il Paese più bio, seguito dalla Francia, la nazione in cui si è avuto il rialzo maggiore delle vendite (+15%). L’Italia continua a distinguersi con buoni risultati su produzione, superfici coltivate, consumi ed export: con un valore di 3,5 miliardi, è il quinto mercato mondiale per consumi e l’ottavo Paese al mondo (terzo in Europa)per superfici coltivate a bio con poco meno di 2 milioni di ettari, che rappresentano il 15,5% della superficie agricola, leader in Ue per numero d’imprese con oltre 79 mila operatori.
Il settore biologico ha ormai un ruolo strategico per il futuro dell’agricoltura italiana ed è fortemente coerente con le linee guida politiche della presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, la quale (con la nuova strategia Farm to Fork) sottolinea la necessità di fornire ai cittadini europei cibo economico, nutriente, sicuro e sostenibile economicamente per i nostri agricoltori.
Il disegno di legge sul biologico, ora in Comagri a Palazzo Madama, costituisce un riferimento strategico per adottare in maniera coordinata e incisiva specifiche politiche di sviluppo per il biologico italiano -osservano Cia e Anabio-. In particolare, risulta molto importante l’istituzione di uno specifico Fondo per la ricerca, che è attività fondamentale per estendere e qualificare la coltivazione su superfici maggiori, soprattutto nei terreni di pianura, mettendo a disposizione tecniche e prodotti innovativi (Sementi, prodotto di bio-protezione, meccanica 4.0). Negli ultimi dieci anni, secondo il CREA, sono state destinate alla ricerca in agricoltura biologica risorse pubbliche pari allo 0,18% del valore dei consumi nazionali di prodotti biologici. Ecco perché, anche se insufficiente, il Fondo previsto dalla legge rappresenterebbe un primo rilevante strumento operativo.
Il disegno di legge contempla anche la costituzione delle Associazioni dei Produttori e della Interprofessione -continuano Cia e Anabio- che consentirebbero ai piccoli produttori associati di avere, rispetto a oggi, un maggiore valore lungo la catena della produzione.
Altrettanto importante è la costituzione prevista dal ddl dei Distretti biologici, che rappresentano i luoghi dove adottare azioni congiunte per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso progetti ambientali particolarmente complessi per varietà di azioni previste, diversità dei partecipanti e tipologia di investimento. I Distretti, utilizzando le misure dei Psr, dovranno finanziare i costi di organizzazione, coordinamento e animazione del gruppo di produttori che porta avanti il progetto di cooperazione.
Infine, nel disegno di legge c’è l’istituzione del marchio italiano per il biologico, che può costituire un elemento di fiducia per accrescere i consumi interni (Germania e Francia hanno consumi di prodotti bio per 10 miliardi circa).
Per tutti questi motivi, Cia e Anabio si sono astenuti da presentare alla Commissione Agricoltura del Senato emendamenti al testo approvato a dicembre 2018 dalla Camera dei deputati. Quel testo infatti -concludono le due organizzazioni- rappresenta la forma più avanzata per consentire al biologico italiano di recepire le esigenze dei cittadini e anche dell’Unione europea, essendo al tempo stesso equilibrato e rispettoso delle altre forme di agricoltura presenti nel nostro Paese.
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In Evidenza - 19 feb 2020
Sono aperti i termini per richiedere superfici per impiantare nuovi vigneti. Possono essere richieste, dalle aziende agricole, tutte le superfici non utilizzate a vigneto o con vincoli condotte dall’azienda in proprietà, affitto o comodato gratuito per una superficie massima di 10 ettari. Le richieste ammissibili saranno accettate nella loro totalità se saranno uguali o inferiori alla superficie nazionale ammissibile. In caso di una richiesta superiore alla superficie nazionale sarà calcolata in maniera proporzionata a livello regionale. Ai singoli richiedenti il numero totale degli ettari disponibili è assegnato in maniera proporzionata sulla base delle superfici richieste. Qualora l’autorizzazione rilasciata è inferiore al 50% della superficie richiesta l’azienda può rifiutare entro 10 giorni e sarà ripartita tra gli altri richiedenti.
Entro giugno verranno fatte le comunicazioni ai produttori che avranno 3 anni per impiantare i vigneti. Queste autorizzazioni non possono accedere al finanziamento della Ristrutturazione e Riconversione Vigneti. La scadenza per le domande è fissata al 31 marzo 2020.
Puoi recarti presso l'ufficio CIA più vicino per informazioni e per l’inoltro della domanda.
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In Evidenza - 08 feb 2020
Il progetto “Risorse Naturali d’Abruzzo” all’interno del congresso-evento di cucina regionale “Meet in Cucina” dedicato ai cuochi, professionisti e imprenditori della ristorazione. Il progetto è governato da una ATI con capofila la Cooperativa ASCA ed aggrega ben 22 partner fra investitori diretti ed indiretti, ed è finanziato dal PSR Abruzzo 2014-2020 a valere sulla misura 16.4 “Filiere corte e mercati locali”. L’obiettivo è il ridimensionamento del “problema cinghiali”, contribuendo alla riduzione del numero dei capi, salvaguardando il territorio dai danni provocati da questi selvatici e costruendo una filiera forte, competitiva e qualificata capace di incrementare il consumo di carne di selvaggina trasformata in maniera sicura e di qualità, così da far crescere il reddito delle imprese agricole che partecipano al progetto e di quelle economie delle aree interne.
“Meet in Cucina” darà la possibilità agli addetti ai lavori interessati alla valorizzazione gastronomica e culinaria della carne di selvaggina di discutere di come perfezionare la filiera, dal cacciatore alla tavola, attraverso il trattamento delle carni, i controlli sanitari, la loro preparazione, la somministrazione, il consumo.
La novità di quest’anno, assolutamente inedita, è riservata proprio al trattamento delle carni di selvaggina attraverso una serie di dimostrazioni pratiche, curate dagli chef, che daranno la possibilità di far degustare al pubblico piatti preparati con carne di cinghiale.
“Il progetto si pone l’obiettivo ambizioso di trasformare un problema in risorsa e opportunità” afferma il coordinatore del progetto, Fabio De Marinis, “Con la vendita di carne di selvaggina attraverso una filiera, controllata e certificata, si potrà far emergere un consumo sempre regolare e sicuro per il consumatore, ma anche integrare il reddito delle aziende agricole aderenti”.
Le intere province di Pescara e di Chieti e oltre la metà della provincia dell’Aquila saranno i principali fornitori della selvaggina, in particolare del cinghiale. “Si ipotizza” continua De Marinis “che, a regime, la filiera possa intercettare almeno un 55% di tutti i cinghiali abbattuti annualmente in Abruzzo, pari a circa 6000 capi. Questi potrebbero risultare divisi in 4000 capi derivanti dalla caccia collettiva (52% dei capi abbattuti in braccata/girata) e 2000 capi provenienti dalla caccia di selezione e controllo (64% dei capi totali abbattuti in queste forme)”.
“Sono fiducioso sul contributo che questo progetto possa dare in termini di salvaguardia e valorizzazione del territorio riducendo gli effetti che la fauna selvatica sta creando” afferma Mauro Di Zio, presidente Cia Abruzzo. “La nostra confederazione, a livello nazionale, è già promotrice di una radicale riforma della legge 157 del 1992 che regola l’attività di caccia e che, innanzitutto, si pone l’obiettivo di sostituire il concetto di protezione con quello di gestione, e prevede varie iniziative volte a tutelare l’attività agricola”.
Ufficio Stampa
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In Evidenza - 04 feb 2020
In un’epoca in cui la sicurezza alimentare e la sostenibilità della produzione agricola si vanno affermando come sfide da affrontare con sempre maggiore urgenza, ridurre lo spreco è un obbligo necessario. Occorre investire su sensibilità e buone pratiche dimostrate negli ultimi tempi, dagli italiani. Ad affermarlo è Cia-Agricoltori Italiani in occasione della 7° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, che si tiene ogni anno il 5 febbraio, commentando positivamente il calo del 25% annuo del cibo buttato nella spazzatura.
Le imprese agricole, con il loro impegno, svolgono un ruolo centrale nella riduzione degli sprechi durante la fase di produzione e -sottolinea Cia- confermano ogni giorno il loro contributo attivo all'obiettivo ambizioso, fissato dalla legge nazionale anti-spreco 166/2016, di recuperare un milione di tonnellate di cibo l'anno e donarle a chi ne ha bisogno.
Più in generale, -ricorda Cia- il problema degli sprechi coinvolge tutti gli anelli della filiera alimentare, inclusi i consumatori che però sono sempre più consapevoli. Per la prima volta dopo dieci anni nelle case degli italiani, si butta meno cibo e quasi 7 italiani su 10 (il 66%) sono finalmente coscienti della connessione fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo. E’ un dato rilevante -continua Cia- che vede scendere il costo dello spreco settimanale medio per nucleo familiare a 4,9 euro, per un totale di oltre 10 miliardi se si includono gli scarti di produzione e distribuzione, rispetto ai 6,6 euro registrati nel corso del 2019, pari a circa 8,4 miliardi complessivi.
Nonostante ciò, l’Italia resta al 13simo posto in Europa per quantità di cibo edibile che si perde lungo la filiera agroalimentare. Per questo è fondamentale -conclude Cia- recuperare efficienza nell’utilizzo delle risorse e dare nuovo impulso all’importante legge nazionale contro lo spreco alimentare, guardando anche al percorso segnato dall’Agenda 2030 dell’Onu sullo Sviluppo Sostenibile.