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In Evidenza - 22 apr 2021
L’accordo finalmente raggiunto a Bruxelles sulla climate law, segna una svolta importante per la transizione ecologica da parte dei Paesi membri e rafforza la leadership internazionale dell’Europa, nella lotta ai cambiamenti climatici. Così Cia-Agricoltori Italiani a commento dell’intesa, tra Parlamento Ue e Stati membri, sul regolamento che disciplinerà il passaggio alla neutralità climatica entro il 2050, arrivata alla vigilia del Leaders Summit on Climate di Biden, al via da oggi in occasione della Giornata mondiale della Terra.
Ora l’Europa -dichiara Cia- può presentarsi all’appuntamento sul clima con i Capi di Stato e di Governo invitati dal presidente degli Stati Uniti, tra i quali anche il premier Draghi, vantando da una parte, una concreta solidità interna rispetto a uno degli obiettivi più ambiziosi, ovvero la riduzione delle emissioni nette di almeno il 55%, entro il 2030 e potendo contare, dall’altra, su metodi di valutazioni puntuali e affidabili, grazie all'istituzione del Comitato scientifico europeo sul cambiamento climatico, composto da 15 esperti per la consulenza indipendente e il monitoraggio.
Il ruolo dell’agricoltura resta, per Cia, al centro del processo, tanto più che adesso, attraverso la legge sul clima, l’Europa si impegna a condividere con tutti i settori, tabelle di marcia specifiche per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, trovandosi anche a fare i conti, una volta per tutte, con l’esigenza delle aziende agricole di innovare per essere sostenibili.
Il mondo, dunque, dovrà seguire l’Europa non solo per buona prassi teorica, ma anche per capacità di guidare il cambiamento all’interno di ciascun settore, a cominciare da quello agricolo che assorbe da solo più del 63% delle conseguenze dei disastri naturali e su cui si riversa, quindi, la maggior parte delle perdite economiche e dei danni causati dalle calamità (diverse decine di milioni, solo nelle ultime due settimane, a causa delle gelate su tutta l’Italia) aumentate per frequenza, intensità e complessità, con un’incidenza oggi triplicata rispetto almeno a 40 anni fa.
All’agricoltura, con gli agricoltori da sempre custodi della terra -ricorda Cia- si richiede, tra l’altro, lo sforzo maggiore in termini di riduzione degli sprechi e delle sostanze inquinanti. L’Europa -fa appello Cia-gli riconosca, dunque, il valore e il ruolo che merita, attraverso un quadro coerente di norme, adeguate risorse e strumenti per investire in nuovi processi e nuove tecniche produttive, per essere meno impattanti sul clima, pur tutelando reddito e qualità. Si investa nel comparto agroforestale -aggiunge Cia-. Presenta grandi potenzialità, ma solo a fronte di presidio e gestione sostenibile, come con l’aumento di biomasse legnose, perché possa contribuire al meglio alla neutralità climatica.
Infine -da parte di Cia- l’auspicio che il vertice sul clima promosso da Biden si riveli occasione di confronto costruttivo con un impegno concreto e adeguato da parte dei partecipanti, scongiurando il fallimento della Cop26.
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CAF Informa - 21 apr 2021
Per meglio specificare, si parla di un regime fiscale studiato per incentivare l’uso di energie da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche, nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali.
Già la Legge di Bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018) ha riconosciuto, che gli impianti di biogas fino a 300 KW, realizzati da imprenditori agricoli, alimentati con sottoprodotti provenienti da attività di allevamento e dalla gestione del verde, possano accedere agli incentivi previsti per l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico, ai sensi del decreto ministeriale 23 giugno 2016, nel limite di un costo medio annuo pari a 25 milioni di euro (art. 1, commi 954-957).
Successivamente, la Legge di Bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) ha previsto una disciplina relativa alle misure per favorire l’economia circolare del territorio, prevedendosi, in particolare, per taluni impianti di produzione di energia elettrica esistenti alimentati a biogas, realizzati da imprenditori agricoli singoli o associati, il diritto di fruire di un incentivo sull’energia elettrica prodotta, con le modalità e condizioni definite da un successivo decreto interministeriale (art. 1, commi 524-527).
Inoltre, il decreto legge n. 162 del 2019, cosiddetto “Proroga Termini”, ha disposto, all’articolo 40-ter, la proroga per il 2020 degli incentivi per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas, con potenza elettrica non superiore a 300 kW, aventi determinate caratteristiche e facenti parte del ciclo produttivo di una impresa agricola, di allevamento, realizzati da imprenditori agricoli anche in forma consortile e la cui alimentazione derivi per almeno l’80% da reflui e materie derivanti dalle aziende agricole realizzatrici e, per il restante 20%, da loro colture di secondo raccolto.
Infine, il decreto legge n. 18 del 2020 (il Cura Italia) ha previsto l’autorizzazione alle Regioni e alle Province Autonome ad agevolare l’utilizzo del latte, dei prodotti e derivati del latte negli impianti di digestione anaerobica siti nel proprio territorio regionale, derogando, limitatamente al periodo di crisi, alle procedure di autorizzazione previste per l’uso e la trasformazione delle biomasse.
Il Decreto Cura Italia ha previsto, inoltre, la data del 30 settembre 2020 quale termine entro il quale pubblicare il bando per gli incentivi a favore degli impianti di biogas gestiti, a determinate condizioni, dagli imprenditori agricoli.
(Fonte: leggiillustrate.it)
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In Evidenza - 21 apr 2021
Il Made in Italy agroalimentare è, senza dubbio, tra i settori di maggiore richiamo all'estero e l’attenzione da parte di investitori stranieri può rappresentare per l’agricoltura italiana un’interessante opportunità di rilancio dopo la crisi pandemica. Alle istituzioni il compito, però, di salvaguardare la parte migliore dell’agroalimentare italiano e supportare la competitività delle imprese. Questo il punto del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino alla Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione, nella sessione straordinaria per l’attrazione degli investimenti diretti esteri, co-presieduta dal ministro degli Esteri, Di Maio e dello Sviluppo Economico, Giorgetti.
“L’Italia -è intervenuto Scanavino- possiede un importante patrimonio agricolo e agroalimentare, fatto di biodiversità e denominazioni di origine. Al momento, gli investimenti diretti esteri stanno arrivando in modo disordinato, nelle aree vitivinicole di alto pregio, come nelle produzioni della pianura padana e negli allevamenti delle grandi Dop. E’ positivo, dunque, -ha detto Scanavino- che il Governo veda nei capitali esterni, oggi solo il 20% del Pil nazionale, un volano per la crescita economica del Paese, ma al settore agroalimentare va prestata la giusta attenzione, perché sia davvero strategico e non lasci gli imprenditori agricoli a margine del processo. E’ chiaro -ha aggiunto- che ciò debba tradursi in un intervento decisivo per rendere le aziende realmente competitive, quindi agendo sul fronte burocrazia, giustizia e fisco. Alle imprese italiane occorre semplificazione e tempi certi, riduzione dei costi di produzione, investimenti in infrastrutture e in ricerca e innovazione”.
“Il PNRR si è già impegnato a potenziare la competitività delle imprese oltre confine e la capacità di attrarre capitali esteri nel mercato domestico -ha sottolineato Scanavino-. Auspichiamo che il testo definitivo confermi concretamente questa linea programmatica, destinando all’agricoltura e all’agroalimentare, insieme al Next Generation Eu e alla nuova Pac, risorse adeguate al cambio di passo che le vuole protagoniste della transizione verde, sfida da vincere per essere all'altezza dei mercati europei e internazionali”.
“Abbiamo da recuperare -ha precisato, poi, Scanavino- una contrazione sull’export agroalimentare del 2,5% e le politiche di internazionalizzazione devono, ora più che in passato, contribuire al riassetto dell’economia delle imprese e insistere sulla valorizzazione del Made in Italy agroalimentare nel mondo, che oggi vale oltre 7 miliardi di euro. Va rafforzato, in particolare, il sistema agroindustriale e il ruolo dell'Italia nel bacino del Mediterraneo -ha infine concluso il presidente nazionale di Cia-. Trasformare la concorrenza sul prezzo basato sul dumping dei Paesi del Nord Africa, in un accordi di scambio tra agricoltura italiana e nord africana per dare forma a un grande bacino di libero scambio con l’affluenza verso l'industria di trasformazione italiana. Il nostro ruolo nell’area del Mediterraneo è, oggi, fondamentale”.
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In Evidenza - 21 apr 2021
Lavorare insieme a un radicale cambio di paradigma per delineare un nuovo scenario competitivo, sostenibile e inclusivo per l’intero sistema agricolo e agroalimentare. Una transizione verde che non si riduce a una questione puramente ambientale, ma che guarda alla competitività del sistema produttivo e a nuovi modelli di sviluppo. Questo il messaggio chiave del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli alla Direzione nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, dov’è intervenuto al fianco del presidente Dino Scanavino.
“Tra i fondi della Pac post 2020 e le risorse previste grazie al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza -ha detto Patuanelli- abbiamo a disposizione un budget complessivo di circa 50 miliardi di euro per i prossimi 7 anni”. Risorse fondamentali per “costruire l’agricoltura del futuro”, per fare in modo che “il primo settore produttivo del nostro Paese diventi la forza trainante della nostra competitività sul mercato globale, mettendo al centro la sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
In un anno di pandemia “l’agricoltura italiana ha ampiamente dimostrato la propria capacità di resilienza -ha ricordato il ministro- ma questo non vuol dire che non sia in un momento di grande sofferenza, soprattutto a causa del blocco del settore della ristorazione e del turismo, quindi del settore agrituristico. Gli 800 milioni di euro che giungono dal Decreto Sostegni per i ristori diretti, l’esonero contributivo straordinario e il potenziamento del Fondi Filiere sono una parte degli aiuti necessari”.
Ora, però, occorre fare “un salto di qualità”, ha aggiunto Patuanelli, “le risorse ci sono, ma non vanno distribuite a pioggia. Dobbiamo fare scelte ragionate, basate su dati reali. Curare e supportare con scelte politiche le fragilità del settore” nella consapevolezza che “le nostre produzioni sono leader mondiali di quantità e soprattutto di qualità”.
In particolare sul PNRR, “un piano ambizioso in cui il comparto agroalimentare gioca una parte importante”, il ministro ha sottolineato il finanziamento di circa 800 milioni di euro che riguarda i contratti di filiera; gli altri 800 milioni allocati in progetti di sostegno alla logistica per ridurre i costi, così come il progetto agri-solare con la creazione di parchi fotovoltaici sulle coperture delle strutture agricole “consentendo un sostegno al reddito dei produttori” e anche il passaggio a biogas e biometano, “che è fortemente sostenuto”.
Quanto alla Pac post 2020, secondo Patuanelli, “è una grandissima sfida che parte con una base economica solida” ma “in questo percorso, l’Europa deve essere capace di dotare gli Stati membri di strumenti con la giusta flessibilità, perché le produzioni agroalimentari Ue partono da tipologie, velocità e condizioni diverse”. Anche il sistema di governance, “il new delivery model, non può essere un vestito di gesso che comporta maggiori oneri burocratici delle imprese, maggiore difficoltà alle autorità di gestione, maggiore complessità nelle verifiche sulla distribuzione dei fondi”. Questi “sono elementi centrali di cui discutere e l’Europa è in ritardo -ha ammesso il ministro-. La grande preoccupazione è che non si riesca a chiudere il quadro regolatorio durante la presidenza portoghese” anche se “noi stiamo facendo il possibile per accelerare in tutte le sedi quelle negoziazioni necessarie per giungere a una soluzione”.
Patuanelli è tornato anche sulla “riunione zero” del tavolo di partenariato chiamato a redigere il Piano Strategico Nazionale, la principale novità della riforma della Pac, che si è tenuto ieri. “Quando si parla ad esempio di agroenergie o di sostenibilità, così come di ogni grande trasformazione che abbiamo davanti -ha evidenziato- dobbiamo ricordarci che il nostro ruolo è prima di tutto quello di supportare la produzione agricola”. Quindi “se da un lato vogliamo rafforzare la competitività delle imprese e, dall’altro, dobbiamo trovare gli strumenti perché quella competitività si accompagni con una transizione ambientale sostenibile da un punto di vista economico, gli strumenti che mettiamo a disposizione dei produttori devono essere di innovazione e non di conservazione” come quelli del piano Agricoltura 4.0.
Sulla stessa linea il presidente nazionale di Cia, che ha ringraziato il ministro “per l’attenzione verso la nostra organizzazione e, soprattutto, verso l’agricoltura”.
L’obiettivo “che deve guidarci da qui ai prossimi anni, resta sempre la sostenibilità economica, sociale e ambientale -ha dichiarato Scanavino-. Io sono molto d’accordo con ciò che ha detto Patuanelli. L’agricoltura è pronta a rispondere alle nuove sfide e vuole essere al centro di questo processo di cambiamento, ma serve collaborazione e attenta analisi delle esigenze del settore. Non possono, cioè, essere individuati obiettivi e percorsi senza fornire agli agricoltori tutti gli strumenti necessari per continuare a produrre, contrastare i cambiamenti climatici così come nuovi parassiti e malattie, difendere l’ambiente e rispondere alle richieste dei consumatori. Per questo chiediamo che si tenga conto delle tempistiche dei processi produttivi e del progresso scientifico e tecnologico perché -ha concluso il presidente Cia- per dare un contributo alla transizione ecologica, dobbiamo poter continuare a vivere della nostra attività”.
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CAF Informa - 19 apr 2021
Facendo un passo indietro, già a decorrere dal 1° gennaio 2014 sono state ripristinate le agevolazioni previste per la piccola proprietà contadina. In riferimento al tema viene previsto che in relazione a tutti gli atti di trasferimento a titolo oneroso di terreni e relative pertinenze, qualificati agricoli in base agli strumenti urbanistici vigenti, posti in essere a favore di coltivatori diretti (CD) e imprenditori agricoli professionali (IAP), iscritti nella relativa gestione previdenziale, sono soggetti alle imposte di registro e ipotecaria nella misura fissa, e all’imposta catastale nella misura dell’1%. Viene previsto poi che gli onorari dei notai per gli atti suindicati vengano ridotti alla metà.
Tali agevolazioni sono state, poi, estese con la legge di stabilità 2016, a favore di proprietari di masi chiusi situati nella Provincia Autonoma di Bolzano e al coniuge o ai parenti in linea retta, purché già proprietari di terreni agricoli e conviventi di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali; mentre dall’anno 2017, ai trasferimenti di proprietà a qualsiasi titolo di fondi rustici nei territori montani.
La Legge di Bilancio 2019-20
La Legge di Bilancio per l’anno di imposta 2019 (legge n. 145 del 2018 prorogata anche per il 2020) ha, inoltre, previsto le seguenti misure:
● l’estensione alle aziende agricole ubicate nei Comuni prealpini di collina, pedemontani e della pianura non irrigua, da individuare con decreto, della facoltà, già prevista per quelle ubicate nei Comuni montani, di non dover disporre del titolo di conduzione del terreno agricolo ai fini della costituzione del relativo fascicolo aziendale;
● la proroga della facoltà – sulla base di una perizia giurata di stima – di rideterminare i valori delle partecipazioni in società non quotate e dei terreni posseduti, sia nel caso in cui tali terreni siano classificati agricoli, sia nel caso in cui tali terreni vengano classificati come edificabili, a condizione che il valore così rideterminato sia assoggettato a un’imposta sostitutiva.
L’ultima Legge di Bilancio
Da ultimo, la Legge di Bilancio emanata per l’anno di imposta corrente, anno 2021, (legge n. 178 del 2020) ha previsto che, per l’anno 2021, non sia applicata l’imposta di registro nella misura fissa di 200 euro agli atti di trasferimento a titolo oneroso di terreni e relative pertinenze di valore economico inferiore o uguale a 5.000 euro, qualificati come agricoli in base agli strumenti urbanistici vigenti, ove posti in essere a favore di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella relativa gestione previdenziale e assistenziale.
(Fonte: leggiillustrate.it)
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In Evidenza - 19 apr 2021
La presentazione del Documento economico finanziario si colloca nella fase cruciale di gestione e uscita dall’emergenza Covid. Affiancata al calendario per le riaperture, sposta l’asse dai ristori al rilancio dell’economia del Paese, di cui l’agricoltura deve essere protagonista. Così Cia-Agricoltori Italiani nell’intervento in audizione preliminare, sull'esame del Def 2021, in Commissioni riunite bilancio di Camera e Senato.
Per Cia, è in questo senso che vanno anche interpretate le parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, circa la necessità di riaprire con le dovute cautele. Del resto, lo scostamento di bilancio di ulteriori 40 miliardi, guarda al riposizionamento dell’Italia in un’ottica di “debito buono” e, quindi, di sostegno alla imprese, perché si possa recuperare terreno sul fronte delle perdite e degli investimenti.
In particolare, ha sottolineato Cia, l’agricoltura e l’agroalimentare hanno giocato un ruolo anticiclico rispetto agli altri settori dell’economia nazionale, tenendo più di tutti, pur di assicurare l’approvvigionamento alimentare, ma ciò non può farli considerare, ora, comparti secondari, in quanto restano altamente strategici nell’ambito dei consumi interni, come ad esempio per l’Horeca, e per l’export Made in Italy che dovrà recuperare quote a livello mondiale.
L’appello di Cia è, dunque, quello di tutelare anche le medie e piccole imprese agricole, meno corazzate rispetto ai grandi player e in questo momento più a rischio per carenza di liquidità. Le risorse del Def, insieme ai fondi del PNRR e del Next Generation Eu, devono, quindi, agevolarne rapidamente la ripresa e il rilancio in chiave innovativa e sostenibile. Allo stesso tempo, il Made in Italy, soprattutto quello agroalimentare, ha concluso Cia, deve essere pronto a recuperare il suo ruolo da protagonista nello scenario mondiale e per questo va consentito agli imprenditori del comparto, di tornare su quel fronte in modo adeguato.
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In Evidenza - 17 apr 2021
A tutela urgente della salute degli anziani, è necessario attivare subito unità mobili per la somministrazione del vaccino a domicilio, così come occorre intervenire rapidamente con servizi che supportino, nelle prenotazioni, le persone sole. E’ questo l’appello che Anp, l’Associazione nazionale dei pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, rivolge ora al commissionario straordinario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo e a tutte le Regioni, estremamente preoccupata per il grave ritardo della campagna vaccinale sugli over 80.
Le criticità -sottolinea Anp-Cia- si stanno verificando soprattutto nelle aree rurali e montane, sia al Sud che al Centro Nord, e vanno a minare la sicurezza sanitaria di anziani già fragili che hanno difficoltà a muoversi o a utilizzare piattaforme online per la richiesta del vaccino. In queste aree, la campagna sta procedendo molto lentamente -fa sapere Anp-Cia- al punto che un numero assai rilevante di over 80 non ha ancora ricevuto la prima dose. Preoccupa e indigna, dunque, percepire da parte delle istituzioni regionali e locali, una scarsa attenzione al problema.
La scelta di dare precedenza nelle vaccinazioni alle persone più deboli e per fasce di età, risponde a un criterio che non è soltanto relativo alla protezione sanitaria dei soggetti interessati. Infatti, è anche un obiettivo che qualifica il carattere civile di una società. Regioni e amministrazioni sul territorio -precisa Anp-Cia- non possono, quindi, sottovalutare i ritardi evidenti, tanto più che spetta proprio a loro, il compito di organizzare e monitorare i sistemi di vaccinazione e le modalità di prenotazione nel rigoroso rispetto delle priorità indicate dalle autorità sanitarie.
Con il Paese intero in emergenza, Anp-Cia non può che accendere i riflettori sulle difficoltà nelle comunità più isolate e con il rischio di rimanere fuori focus. Serve il massimo impegno per dare impulso alla campagna vaccinale, anche alla luce dell’annunciata maggiore disponibilità delle dosi e rispettando sempre e rigorosamente i criteri più volte ribaditi.
Dunque, da parte di Anp-Cia la richiesta alle istituzioni di superare i ritardi e correggere le disfunzioni, adottando per le persone anziane e con fragilità, il carattere di priorità. Si tratta di un passaggio chiave -conclude l’Associazione nazionale pensionati di Cia- anche della ripresa graduale e in sicurezza di tutte le attività ricettive e dei servizi, così importanti per la ripartenza economica e sociale del Paese.
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In Evidenza - 17 apr 2021
Il riso da risotto italiano alla conquista delle tavole dei cinesi. Dopo un lungo negoziato è finalmente arrivato l’ok delle Autorità competenti di Pechino all’import delle nostre varietà da risotto, vere eccellenze del Made in Italy agroalimentare. Grazie a questo accordo, il riso italiano potrà esser apprezzato anche da decine di milioni di consumatori del Paese del Dragone. L’Italia è, attualmente, il primo produttore dell’Unione europea, assicurando oltre il 50% della produzione di riso, che si distingue da quello coltivato nel resto del mondo grazie a varietà tipiche, valorizzate grazie a marchi Dop e Igp che riconoscono le specificità dei territori di origine. Con 228mila ettari coltivati (+4% nel 2020) e 4mila aziende che raccolgono 1 milione di tonnellate di riso lavorato, si contano più di 200 varietà: dal Carnaroli, il “re dei risi”, all’Arborio e al Vialone Nano, primo riso Igp, passando per il Roma e il Baldo. Attualmente il 60% del riso italiano è destinato all’export, soprattutto in Germania e in Inghilterra.
L’intesa corona un lungo negoziato diplomatico e tecnico condotto insieme al mondo imprenditoriale del comparto. Le agenzie fitosanitarie cinesi hanno, infatti, effettuato controlli molto severi e pignoli prima di autorizzare l’import del nostro riso, mandando in questi anni diverse delegazioni nelle aziende italiane per verificarne l’eccellenza dei metodi di produzione.
“Un via libera tanto atteso su un mercato di primaria rilevanza per l’agroalimentare italiano –dichiara Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani-. Si tratta di un successo che ha visto le istituzioni e la filiera risicola nazionale unite in difesa del riso italiano e alla conquista di nuove quote di mercato. Per l’Italia, primo produttore europeo, si apre ora un mercato importante, con milioni di cinesi pronti ad apprezzare il nostro risotto”.
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CAF Informa - 16 apr 2021
Già con la Legge di Stabilità per l’anno di imposta 2016, sono stati esentati dal pagamento dell’imposta municipale IMU i terreni agricoli con una delle seguenti caratteristiche:
● ricadenti in aree montane o di collina, come individuati ex lege (circolare del Ministero delle Finanze n. 9 del 14 giugno 1993);
● posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, indipendentemente dalla loro ubicazione;
● ubicati nei Comuni delle isole minori indipendentemente, dunque, dal possesso e dalla conduzione da parte di specifici soggetti;
● con specifica destinazione, ossia con immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile, dunque indipendentemente in tal caso da ubicazione e possesso.
Successivamente la Legge di Bilancio prevista per l’anno di imposta 2020 (legge n. 160 del 2019) ha riformato l’assetto dell’imposizione immobiliare locale, unificando l’IMU e la TASI in un’unica imposta, IMU, e stabilendo che l’aliquota di base per i terreni agricoli non inclusi nell’esenzione di cui sopra, sia fissata nella misura dello 0,76 % (perché esenti da TASI nella normativa vigente) e i Comuni, con deliberazione del consiglio comunale, possano aumentarla sino allo 1,06 % o diminuirla fino all’azzeramento.
Le novità del Decreto Rilancio
Nel medesimo anno poi, a causa del diffondersi dell’emergenza epidemiologica causata dal virus del Covid-19, l’art. 177 del decreto legge n. 34 del 2020, il cosiddetto Decreto Rilancio (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020) ha previsto l’esenzione IMU per tutto il settore turistico, che comprende gli immobili rientranti nella categoria catastale D/2 e gli immobili appartenenti alle strutture agrituristiche.
In particolare, si prevede l’abolizione della prima rata dell’IMU, quota-Stato e quota-Comune, per l’anno 2020 in favore dei possessori di immobili adibiti a stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali o stabilimenti termali, così come per gli immobili classificati nella categoria catastale D/2, vale a dire gli immobili di agriturismi, villaggi turistici, ostelli della gioventù e campeggi, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività ricettive.
L’agevolazione è estesa poi anche agli immobili in uso da parte di imprese esercenti attività di allestimenti di strutture espositive, nell’ambito di eventi fieristici o manifestazioni.
L’art. 9 del decreto legge n. 137 del 2020, il cosiddetto Decreto Ristori, ha abolito il versamento della seconda rata dell’IMU 2020 per gli immobili e le relative pertinenze in cui si svolgono le attività imprenditoriali interessate dalla sospensione già disposta con il precedente decreto, in ragione dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Si tratta, in sostanza, dell’abolizione dell’imposta per i settori turistici, della ricettività alberghiera, della ristorazione e della somministrazione di cibi e bevande, del turismo, dello sport e dello spettacolo, del benessere fisico, della cultura e dell’organizzazione di fiere e altri eventi. L’agevolazione, come nel caso della prima rata dell’imposta IMU, spetta a condizione che il proprietario sia gestore delle attività esercitate negli immobili medesimi.
(Fonte: leggiillustrate.it)
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In Evidenza - 16 apr 2021
Il cronoprogramma per la riapertura garantisca gradualità e, soprattutto sicurezza, perché ai cittadini e ai settori produttivi va assicurata una ripresa effettiva e senza il perdurare dei continui shock che stanno duramente colpendo economia e società. Così Cia-Agricoltori Italiani sulle varie ipotesi per un allentamento progressivo delle restrizioni sui cui il Governo dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane.
Per Cia resta fondamentale che siano il dato sanitario e l’intensificarsi delle vaccinazioni a dettare la tabella di marcia. Allo stesso tempo, in attesa di indicazioni ufficiali, è evidente che per il settore agricolo e agroalimentare far ripartire ristoranti, bar e agriturismi, così come tutte le attività commerciali, sia ormai cruciale alla sussistenza.
Le aziende agricole, ricorda Cia, stanno facendo da mesi del loro meglio, ora anche sostenendo gli effetti del maltempo, per non mettere a repentaglio l’approvvigionamento alimentare, ma né le consegne a domicilio né l’e-commerce, che si stanno rivelando strategici da mesi, possono in alcun modo compensare la chiusura del canale dell’Horeca e, quindi, il blocco dei consumi fuori casa che rappresentano un terzo del totale con perdite superiori stimate oltre 40 miliardi di euro.
Il comparto agrituristico conta danni pari a 1,2 miliardi da inizio pandemia a oggi e, quindi, i prossimi mesi, saranno determinanti a decidere le sorti delle 24 mila strutture ricettive in campagna. L’avvicinarsi dell’estate non deve indurre a riaperture affrettate e scellerate, ma -aggiunge Cia- far ragionevolmente pianificare e programmare nuove misure che, se confermate le zone arancioni, agevolino l’attività di ristoranti e agriturismi, bar e hotel, privilegiando con l’arrivo del caldo gli spazi all’aperto, favorendo il ricorso alle prenotazioni con le riaperture anche nelle ore serali, il distanziamento e ancora l’uso della mascherina.
Il richiamo alla stagione del turismo, insomma, deve rappresentare -secondo Cia- il punto di ripresa su cui investire con un piano organico che tuteli la salute del Paese nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
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In Evidenza - 14 apr 2021
A un anno dalla pandemia è più costante e stretto il rapporto tra agricoltori e cittadini. Legame rinsaldato, per effetto delle restrizioni, nei mercati contadini e nelle botteghe di prossimità, ma anche online dove l’e-commerce funziona se mette sempre al centro il contatto diretto. Così, negli ultimi 12 mesi, sono aumentate del 5% le aziende agricole entrate nella vendita diretta, terzo canale scelto dagli agricoltori nel 2020, e del 10% le famiglie che la prediligono. A fare il punto sul settore è Cia-Agricoltori Italiani con la sua Associazione per la promozione della vendita diretta, la Spesa in Campagna, in occasione del webinar sul ruolo chiave del mercato contadino.
In Veneto, c’è l’esempio forte di Padova - con la Spesa in Campagna-Cia sono 9 i mercati contadini (4 solo in città) - che durante tutta l’emergenza Covid, in accordo con il Comune e nel pieno rispetto delle regole anti-contagio, è riuscita ad assicurare banchi sempre aperti. In regione, il mercato contadino ha registrato in media, subito dopo il primo lockdown, un +14%.
Scendendo verso il Centro Italia, la Toscana di Firenze, Prato e Pistoia conta con la Spesa in Campagna-Cia, 10 mercati settimanali, 7 solo in provincia di Firenze, coinvolgendo complessivamente oltre 100 aziende. Qui le chiusure ci sono state, soprattutto lo scorso anno, ma poi i mercati sono tornati operativi anche in zona rossa. A compensare durante il blocco, la consegna a domicilio che sul portale dedicato Cia, in sei mesi dall’attivazione, ha avuto l’adesione di oltre mille aziende agricole. Sul territorio è cresciuto del 10% l’interesse degli agricoltori per un banco di vendita e soprattutto a Firenze, dove per un singolo mercato si calcola un giro d’affari pari a circa 300 mila euro l’anno.
Al Sud, Palermo è re del mercato. La Spesa in Campagna-Cia ne conta 3 solo in città e per un totale di 75 espositori agricoli. Il canale è in grande espansione e spinge a fare sistema tra i produttori di tutta la regione. Quanto alle vendite, dopo il boom della scorsa primavera, ora la situazione è stabile e con fatturato, in due mesi, sui 50/60 mila euro a mercato.
Oggi l’Italia conta in totale circa 1200 mercati contadini e danno linfa a piccole e medie imprese agricole, rappresentando un punto di riferimento unico per i cittadini. La Spesa in Campagna-Cia ha in tutto il Paese, circa 6 mila aziende impegnate nella vendita diretta, canale che a livello nazionale nel 2020 ha fatturato più di 6,5 mld. E’ forte di produttori di olio, vino e ortaggi, frutta, latticini e salumi, marmellate e composte. Prelibatezze che arrivano anche nelle botteghe e stanno spopolando online dove nel 2020 si è registrato un +134% dell’acquisto di generi alimentari. Il trend potrebbe raggiungere un +62% entro il 2021, sempre se saprà tutelare, anche sul digitale, la relazione tra cittadini e aziende. Principio base della piattaforma Cia dalcampoallatavola.it, primo e-commerce con protagonisti gli agricoltori italiani.
“Con le aziende lavoriamo per tutelare la qualità dei nostri mercati contadini -ha dichiarato il presidente de la Spesa in Campagna-Cia, Matteo Antonelli-. La fiducia consolidata in questo periodo, porta lontano solo continuando a garantire ai consumatori produzioni proprie, stagionalità delle materie prime e il monitoraggio costante di questi requisiti. Allo stesso tempo -ha aggiunto- i mercati contadini contribuiscono alla sostenibilità delle aziende delle aree rurali d’Italia e alla promozione del territorio, tra i punti chiave della ripresa turistica dei prossimi mesi”.
“La vendita diretta è un’occasione importante per il reddito degli imprenditori agricoli -ha aggiunto Claudia Merlino, direttore generale di Cia-Agricoltori Italiani- e l’intervento de la Spesa in Campagna sul territorio con i mercati contadini, è cruciale per la promozione tra i cittadini dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano, fatto di qualità e autenticità. La valorizzazione del Made in Italy, della Dieta Mediterranea e delle tipicità regionali, passano per un costante dialogo tra chi produce e chi porta in tavola".
Il webinar sul mercato contadino è il primo di tre incontri online promossi da la Spesa in Campagna-Cia. I prossimi due appuntamenti, saranno dedicati a botteghe ed e-commerce.
News Chieti-Pescara
In Evidenza - 14 apr 2021
“E’ in qualche modo un momento storico, un passaggio fondamentale per il sistema di approvvigionamento idrico del territorio”. Il Presidente Cia-Agricoltori Italiani Chieti-Pescara, Nicola Sichetti, ha espresso tutta la soddisfazione della confederazione per l’incremento del livello d’invaso della diga di Chiauci a tutta la struttura del Consorzio di Bonifica Sud Vasto, gestore del serbatoio, che si è particolarmente impegnata su questo obiettivo nell’ultimo decennio. “E’ il raggiungimento del traguardo finale di un percorso iniziato già dalla precedente gestione e che si è concluso tecnicamente solo ora”, continua Sichetti, “Una notizia che accogliamo favorevolmente per un intervento per il quale la Cia Chieti-Pescara si è più volte spesa al fine di garantire un servizio efficiente agli agricoltori e che ci fa finalmente tirare un sospiro di sollievo e guardare con fiducia al futuro. La nuova capienza idrica, pari a più del doppio dell’attuale, assicurerà le risorse necessarie per lo sviluppo economico dei settori interessati. Una risposta positiva”, conclude il presidente, “per il mondo agricolo, industriale e del turismo che permette di avere certezze e garanzie per la prossima stagione irrigua”.