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In Evidenza - 17 apr 2021

Riso: Cia, via libera a export in Cina è risultato storico per Made in Italy

 Il riso da risotto italiano alla conquista delle tavole dei cinesi. Dopo un lungo negoziato è finalmente arrivato l’ok delle Autorità competenti di Pechino all’import delle nostre varietà da risotto, vere eccellenze del Made in Italy agroalimentare. Grazie a questo accordo, il riso italiano potrà esser apprezzato anche da decine di milioni di consumatori del Paese del Dragone. L’Italia è, attualmente, il primo produttore dell’Unione europea, assicurando oltre il 50% della produzione di riso, che si distingue da quello coltivato nel resto del mondo grazie a varietà tipiche, valorizzate grazie a marchi Dop e Igp che riconoscono le specificità dei territori di origine. Con 228mila ettari coltivati (+4% nel 2020) e 4mila aziende che raccolgono 1 milione di tonnellate di riso lavorato, si contano più di 200 varietà: dal Carnaroli, il “re dei risi”, all’Arborio e al Vialone Nano, primo riso Igp, passando per il Roma e il Baldo. Attualmente il 60% del riso italiano è destinato all’export, soprattutto in Germania e in Inghilterra. 

L’intesa corona un lungo negoziato diplomatico e tecnico condotto insieme al mondo imprenditoriale del comparto. Le agenzie fitosanitarie cinesi hanno, infatti, effettuato controlli molto severi e pignoli prima di autorizzare l’import del nostro riso, mandando in questi anni diverse delegazioni nelle aziende italiane per  verificarne l’eccellenza dei metodi di produzione.

“Un via libera tanto atteso su un mercato di primaria rilevanza per l’agroalimentare italiano –dichiara Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani-. Si tratta di un successo che ha visto le istituzioni e la filiera risicola nazionale unite in difesa del riso italiano e alla conquista di nuove quote di mercato. Per l’Italia, primo produttore europeo, si apre ora un mercato importante, con milioni di cinesi pronti ad apprezzare il nostro risotto”.



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CAF Informa - 16 apr 2021

Pillole fiscali: la tassazione degli immobili in agricoltura

Già con la Legge di Stabilità per l’anno di imposta 2016, sono stati esentati dal pagamento dell’imposta municipale IMU i terreni agricoli con una delle seguenti caratteristiche:

● ricadenti in aree montane o di collina, come individuati ex lege (circolare del Ministero delle Finanze n. 9 del 14 giugno 1993);

● posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, indipendentemente dalla loro ubicazione;

● ubicati nei Comuni delle isole minori indipendentemente, dunque, dal possesso e dalla conduzione da parte di specifici soggetti;

● con specifica destinazione, ossia con immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile, dunque indipendentemente in tal caso da ubicazione e possesso.

Successivamente la Legge di Bilancio prevista per l’anno di imposta 2020 (legge n. 160 del 2019) ha riformato l’assetto dell’imposizione immobiliare locale, unificando l’IMU e la TASI in un’unica imposta, IMU, e stabilendo che l’aliquota di base per i terreni agricoli non inclusi nell’esenzione di cui sopra, sia fissata nella misura dello 0,76 % (perché esenti da TASI nella normativa vigente) e i Comuni, con deliberazione del consiglio comunale, possano aumentarla sino allo 1,06 % o diminuirla fino all’azzeramento.

Le novità del Decreto Rilancio

Nel medesimo anno poi, a causa del diffondersi dell’emergenza epidemiologica causata dal virus del Covid-19, l’art. 177 del decreto legge n. 34 del 2020, il cosiddetto Decreto Rilancio (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020) ha previsto l’esenzione IMU per tutto il settore turistico, che comprende gli immobili rientranti nella categoria catastale D/2 e gli immobili appartenenti alle strutture agrituristiche.

In particolare, si prevede l’abolizione della prima rata dell’IMU, quota-Stato e quota-Comune, per l’anno 2020 in favore dei possessori di immobili adibiti a stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali o stabilimenti termali, così come per gli immobili classificati nella categoria catastale D/2, vale a dire gli immobili di agriturismi, villaggi turistici, ostelli della gioventù e campeggi, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività ricettive.

L’agevolazione è estesa poi anche agli immobili in uso da parte di imprese esercenti attività di allestimenti di strutture espositive, nell’ambito di eventi fieristici o manifestazioni.

L’art. 9 del decreto legge n. 137 del 2020, il cosiddetto Decreto Ristori, ha abolito il versamento della seconda rata dell’IMU 2020 per gli immobili e le relative pertinenze in cui si svolgono le attività imprenditoriali interessate dalla sospensione già disposta con il precedente decreto, in ragione dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Si tratta, in sostanza, dell’abolizione dell’imposta per i settori turistici, della ricettività alberghiera, della ristorazione e della somministrazione di cibi e bevande, del turismo, dello sport e dello spettacolo, del benessere fisico, della cultura e dell’organizzazione di fiere e altri eventi. L’agevolazione, come nel caso della prima rata dell’imposta IMU, spetta a condizione che il proprietario sia gestore delle attività esercitate negli immobili medesimi.


(Fonte: leggiillustrate.it)



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In Evidenza - 16 apr 2021

Covid: Cia, riaperture graduali e in sicurezza. Garantire estate di ripresa

Il cronoprogramma per la riapertura garantisca gradualità e, soprattutto sicurezza, perché ai cittadini e ai settori produttivi va assicurata una ripresa effettiva e senza il perdurare dei continui shock che stanno duramente colpendo economia e società. Così Cia-Agricoltori Italiani sulle varie ipotesi per un allentamento progressivo delle restrizioni sui cui il Governo dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane.

Per Cia resta fondamentale che siano il dato sanitario e l’intensificarsi delle vaccinazioni a dettare la tabella di marcia. Allo stesso tempo, in attesa di indicazioni ufficiali, è evidente che per il settore agricolo e agroalimentare far ripartire ristoranti, bar e agriturismi, così come tutte le attività commerciali, sia ormai cruciale alla sussistenza.

Le aziende agricole, ricorda Cia, stanno facendo da mesi del loro meglio, ora anche sostenendo gli effetti del maltempo, per non mettere a repentaglio l’approvvigionamento alimentare, ma né le consegne a domicilio né l’e-commerce, che si stanno rivelando strategici da mesi, possono in alcun modo compensare la chiusura del canale dell’Horeca e, quindi, il blocco dei consumi fuori casa che rappresentano un terzo del totale con perdite superiori stimate oltre 40 miliardi di euro.

Il comparto agrituristico conta danni pari a 1,2 miliardi da inizio pandemia a oggi e, quindi, i prossimi mesi, saranno determinanti a decidere le sorti delle 24 mila strutture ricettive in campagna. L’avvicinarsi dell’estate non deve indurre a riaperture affrettate e scellerate, ma -aggiunge Cia- far ragionevolmente pianificare e programmare nuove misure che, se confermate le zone arancioni, agevolino l’attività di ristoranti e agriturismi, bar e hotel, privilegiando con l’arrivo del caldo gli spazi all’aperto, favorendo il ricorso alle prenotazioni con le riaperture anche nelle ore serali, il distanziamento e ancora l’uso della mascherina. 

Il richiamo alla stagione del turismo, insomma, deve rappresentare -secondo Cia- il punto di ripresa su cui investire con un piano organico che tuteli la salute del Paese nel breve, nel medio e nel lungo periodo.  



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In Evidenza - 14 apr 2021

Vendita diretta: Cia, sempre più famiglie comprano dagli agricoltori (+10%)

A un anno dalla pandemia è più costante e stretto il rapporto tra agricoltori e cittadini. Legame rinsaldato, per effetto delle restrizioni, nei mercati contadini e nelle botteghe di prossimità, ma anche online dove l’e-commerce funziona se mette sempre al centro il contatto diretto. Così, negli ultimi 12 mesi, sono aumentate del 5% le aziende agricole entrate nella vendita diretta, terzo canale scelto dagli agricoltori nel 2020, e del 10% le famiglie che la prediligono. A fare il punto sul settore è Cia-Agricoltori Italiani con la sua Associazione per la promozione della vendita diretta, la Spesa in Campagna, in occasione del webinar sul ruolo chiave del mercato contadino.

In Veneto, c’è l’esempio forte di Padova - con la Spesa in Campagna-Cia sono 9 i mercati contadini (4 solo in città) - che durante tutta l’emergenza Covid, in accordo con il Comune e nel pieno rispetto delle regole anti-contagio, è riuscita ad assicurare banchi sempre aperti. In regione, il mercato contadino ha registrato in media, subito dopo il primo lockdown, un +14%.

Scendendo verso il Centro Italia, la Toscana di Firenze, Prato e Pistoia conta con la Spesa in Campagna-Cia, 10 mercati settimanali, 7 solo in provincia di Firenze, coinvolgendo complessivamente oltre 100 aziende. Qui le chiusure ci sono state, soprattutto lo scorso anno, ma poi i mercati sono tornati operativi anche in zona rossa. A compensare durante il blocco, la consegna a domicilio che sul portale dedicato Cia, in sei mesi dall’attivazione, ha avuto l’adesione di oltre mille aziende agricole. Sul territorio è cresciuto del 10% l’interesse degli agricoltori per un banco di vendita e soprattutto a Firenze, dove per un singolo mercato si calcola un giro d’affari pari a circa 300 mila euro l’anno. 

Al Sud, Palermo è re del mercato. La Spesa in Campagna-Cia ne conta 3 solo in città e per un totale di 75 espositori agricoli. Il canale è in grande espansione e spinge a fare sistema tra i produttori di tutta la regione. Quanto alle vendite, dopo il boom della scorsa primavera, ora la situazione è stabile e con fatturato, in due mesi, sui 50/60 mila euro a mercato.

Oggi l’Italia conta in totale circa 1200 mercati contadini e danno linfa a piccole e medie imprese agricole, rappresentando un punto di riferimento unico per i cittadini. La Spesa in Campagna-Cia ha in tutto il Paese, circa 6 mila aziende impegnate nella vendita diretta, canale che a livello nazionale nel 2020 ha fatturato più di 6,5 mld. E’ forte di produttori di olio, vino e ortaggi, frutta, latticini e salumi, marmellate e composte. Prelibatezze che arrivano anche nelle botteghe e stanno spopolando online dove nel 2020 si è registrato un +134% dell’acquisto di generi alimentari. Il trend potrebbe raggiungere un +62% entro il 2021, sempre se saprà tutelare, anche sul digitale, la relazione tra cittadini e aziende. Principio base della piattaforma Cia dalcampoallatavola.it, primo e-commerce con protagonisti gli agricoltori italiani. 

“Con le aziende lavoriamo per tutelare la qualità dei nostri mercati contadini -ha dichiarato il presidente de la Spesa in Campagna-Cia, Matteo Antonelli-. La fiducia consolidata in questo periodo, porta lontano solo continuando a garantire ai consumatori produzioni proprie, stagionalità delle materie prime e il monitoraggio costante di questi requisiti. Allo stesso tempo -ha aggiunto- i mercati contadini contribuiscono alla sostenibilità delle aziende delle aree rurali d’Italia e alla promozione del territorio, tra i punti chiave della ripresa turistica dei prossimi mesi”.

“La vendita diretta è un’occasione importante per il reddito degli imprenditori agricoli -ha aggiunto Claudia Merlino, direttore generale di Cia-Agricoltori Italiani- e l’intervento de la Spesa in Campagna sul territorio con i mercati contadini, è cruciale per la promozione tra i cittadini dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano, fatto di qualità e autenticità. La valorizzazione del Made in Italy, della Dieta Mediterranea e delle tipicità regionali, passano per un costante dialogo tra chi produce e chi porta in tavola". 


Il webinar sul mercato contadino è il primo di tre incontri online promossi da la Spesa in Campagna-Cia. I prossimi due appuntamenti, saranno dedicati a botteghe ed e-commerce.



News Chieti-Pescara
In Evidenza - 14 apr 2021

Incremento invaso Diga di Chiauci, Cia Chieti-Pescara: “Risposta positiva per il mondo agricolo”

“E’ in qualche modo un momento storico, un passaggio fondamentale per il sistema di approvvigionamento idrico del territorio”. Il Presidente Cia-Agricoltori Italiani Chieti-Pescara, Nicola Sichetti, ha espresso tutta la soddisfazione della confederazione per l’incremento del livello d’invaso della diga di Chiauci a tutta la struttura del Consorzio di Bonifica Sud Vasto, gestore del serbatoio, che si è particolarmente impegnata su questo obiettivo nell’ultimo decennio. “E’ il raggiungimento del traguardo finale di un percorso iniziato già dalla precedente gestione e che si è concluso tecnicamente solo ora”, continua Sichetti, “Una notizia che accogliamo favorevolmente per un intervento per il quale la Cia Chieti-Pescara si è più volte spesa al fine di garantire un servizio efficiente agli agricoltori e che ci fa finalmente tirare un sospiro di sollievo e guardare con fiducia al futuro. La nuova capienza idrica, pari a più del doppio dell’attuale, assicurerà le risorse necessarie per lo sviluppo economico dei settori interessati. Una risposta positiva”, conclude il presidente, “per il mondo agricolo, industriale e del turismo che permette di avere certezze e garanzie per la prossima stagione irrigua”.




News Regionali
CAF Informa - 14 apr 2021

Pillole fiscali: IRPEF, IRAP e IVA in agricoltura

L’agricoltura è un’attività esposta a fattori meteorologici imprevisti e imprevedibili, oltre a svolgere un’azione di presidio del territorio. Per questi motivi le società agricole possono beneficiare di uno speciale regime di tassazione. In particolare, ai fini IRPEF, gli articoli da 32 a 34 del Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), recano la specifica disciplina del reddito agrario, la quale si applica:

● alle attività agrarie come la coltivazione del terreno, la silvicoltura e l’allevamento di animali;

● alle attività agrarie connesse, come:

1. la manipolazione;

2. la conservazione;

3. la trasformazione

4. la commercializzazione;

5. la valorizzazione del terreno o del territorio.

● alle attività di produzione di prodotti agricoli ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco, oppure dall’allevamento di animali, con riferimento ai beni identificati dal DM 13 febbraio 2015, che ben identifica i prodotti ritenuti agricoli. Vengono infine ritenute attività agricole connesse anche quelle non svolte direttamente sul terreno, purché rientranti nei prodotti identificati dal predetto DM 13 febbraio 2015.

Lo stato delle cose

Misure introdotte in merito alla fiscalità agricola:

● Il decreto legge n. 91 del 2014 (legge n. 116 del 2014), ha messo a regime l’entità della rivalutazione dei terreni nella misura del 7% a decorrere dal periodo d’imposta 2016;

● è stata prevista l’esenzione ai fini IRPEF per gli anni 2017-2020 per i redditi dominicali e agrari, relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola;

● è stata prevista l’esenzione IRAP per tutti i produttori agricoli, a prescindere dalla veste giuridica, che siano questi imprenditori individuali o società, e anche cooperative.

Sono infatti soggette all’imposta IRAP le attività, che hanno sempre scontato l’aliquota ordinaria al 3,9%, di agriturismo, di allevamento di animali con terreno insufficiente a produrre almeno un quarto dei mangimi necessari e delle altre attività connesse. La Legge di Bilancio 2021 (legge n. 178 del 2020) ha disposto quindi l’esenzione dell’imposta IRPEF, per l’anno di imposta 2021, dei redditi dominicali e agrari relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali.

Si prevede in particolare che, con riferimento al 2021, non concorrano alla formazione della base imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, e delle relative addizionali, i redditi dominicali e agrari relativi a terreni dichiarati dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola.

L’IVA in agricoltura

Per quanto riguarda l’IVA, ai sensi del comma 6 del dell’articolo 34 del DPR n. 633/1972, i produttori agricoli che nell’anno solare precedente hanno realizzato o, in caso di inizio di attività, prevedono di realizzare un volume d’affari non superiore a 7.000 euro complessivi nell’anno, costituito per almeno due terzi da cessioni di prodotti di cui al comma 1 del medesimo art. 34, sono esonerati dal versamento dell’imposta e da tutti gli obblighi documentali e contabili, compresa la dichiarazione annuale IVA, fermo restando l’obbligo di numerare e conservare le fatture e le bollette doganali, ricevute ed emesse.

Nel caso di volume di affari superiore a detta soglia di 7 mila euro complessivi nell’anno, è previsto un regime speciale per i produttori agricoli, salva restando l’opzione del contribuente per l’applicazione del regime ordinario.

In sintesi, per le cessioni di prodotti agricoli e ittici effettuate dai produttori agricoli, la detrazione, dall’imposta IVA dovuta dal soggetto passivo sulle operazioni effettuate, e dell’imposta assolta o addebitata dal medesimo soggetto passivo sugli acquisti da lui effettuati nell’esercizio di impresa, arte o professione, è calcolata in maniera forfettaria, in misura pari all’importo risultante dall’applicazione, all’ammontare imponibile delle operazioni stesse, delle percentuali di compensazione stabilite, per gruppi di prodotti.

Gli ultimi provvedimenti

Numerosi sono gli interventi di natura fiscale inseriti nelle leggi di bilancio che sono state approvate nel corso delle precedenti legislature e nella presente. In particolare evidenziamo che:

● sono state innalzate le percentuali di compensazione IVA applicabili agli animali vivi della specie bovina e suina;

● è stata estesa l’IVA agevolata al 4% a taluni ingredienti utilizzati per la preparazione del pane;

● è stata prevista un’agevolazione fiscale per la sistemazione a verde di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo;

● è stata ridotta l’accisa sulla birra;

● è stata riformata la disciplina fiscale relativa alla raccolta di prodotti selvatici non legnosi e delle piante officinali spontanee;

● è stato equiparato il trattamento fiscale dei familiari che coadiuvano il coltivatore diretto a quello dei titolari dell’impresa agricola;

● è stata prevista una disciplina fiscale relativa alla commercializzazione di piante e prodotti di floricoltura, introducendo la possibilità di calcolare il reddito applicando un coefficiente di redditività del 5%, e alle spese per colture arboree, con l’incremento del 20% della quota di ammortamento deducibile dalle imposte sui redditi, a fronte di spese sostenute per investimenti in nuovi impianti di colture arboree pluriennali, con esclusione dei costi relativi all’acquisto dei terreni.


(Fonti: leggiillustrate.it)



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In Evidenza - 10 apr 2021

Il mercato contadino: webinar dedicato con la Spesa in Campagna-Cia

"Il mercato contadino: punto d'incontro tra agricoltore e cittadino-consumatore" titolo e tema del webinar organizzato da la Spesa in Campagna, Associazione per la vendita diretta delle aziende Cia-Agricoltori Italiani e in agenda per mercoledì 14 aprile alle 10:30.

 In apertura dell'incontro, l'intervento di Dino Scanavino, Presidente nazionale Cia e Matteo Antonelli, Presidente nazionale La Spesa in Campagna-Cia. Con la moderazione di Tommaso Buffa, Direttore nazionale La Spesa in Campagna-Cia, a seguire anche la relazione di Marco Boschetti, Direttore Consorzio agrituristico mantovano e le testimonianze dal mondo dei mercati di Cia-Agricoltori Italiani e la Spesa in campagna con l'esperienza di Massimo Lazzarin, Cia Padova; Lapo Baldini, Direttore Cia Toscana Centro e Luca Basset, Direttore Cia Sicilia Occidentale.

 

Segue la DIRETTA: https://youtu.be/7PKstukvQt4

 

 



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In Evidenza - 09 apr 2021

Agricoltura digitale: Agia-Cia pronta a guidare rivoluzione bigdata

I giovani imprenditori agricoli sono pronti a guidare la vera rivoluzione dei bigdata in agricoltura per renderla protagonista di una vera transizione ecologica, ma chiedono il superamento del digital divide e una regolamentazione europea per la proprietà, la gestione e l’uso dei dati. Questi i nodi cruciali del secondo dibattito online (clicca QUI) promosso da Agia, l’Associazione dei giovani imprenditori agricoli di Cia-Agricoltori Italiani, che ha fatto appello ad un’azione concreta da parte di istituzioni nazionali ed Ue.

In gioco, ha sottolineato più volte Agia-Cia, la grande opportunità di utilizzare davvero i dati prodotti dall’attività nei campi e negli allevamenti, per migliorarne la produttività in chiave sostenibile l’azienda, l’ambiente e i cittadini. Punto forza, ora, una grande propensione delle giovani generazioni, più sensibili al valore di un approccio analitico e consapevoli della responsabilità e del contributo che posso portare alla ricerca e al Green Deal Ue. 

Da sciogliere la questione del divario digitale con l’ultimo miglio ancora da raggiungere nelle aree rurali d’Italia che la pandemia ha, in qualche modo, riportato al centro, facendo emergere l’urgenza anche tra le istituzioni preposte, di governance, incentivi e tutele che rispettino davvero il diritto alla digitalizzazione. E’ il requisito per la sussistenza delle attività economiche nella aree interne dove il mondo agricolo è linfa e collante per le comunità. Senza contare che digitalizzare, è stato evidenziato nel webinar Agia-Cia, vuol dire anche semplificare e snellire la burocrazia. 

Secondo Agia-Cia, per i bigdata in agricoltura va realizzata una grande rivoluzione, necessaria a fare ordine nel caos normativo esistente e a definire regole ad hoc per il settore a livello europeo. Devono riconoscere un ruolo centrale all’imprenditore agricolo e riportare equità tra chi produce i dati e chi li gestisce. Fornire standard chiari di raccolta e prima ancora modalità sostenibili e bilanciate lungo il flusso dal campo all’elaborazione in studio. 

Da anni, i giovani di Cia stanno aprendo le porte a ricerca e sperimentazione, ma è evidente che serve mettere a sistema un metodo con obiettivi misurabili nel breve, medio e lungo periodo. Anche con il PNRR c’è l’occasione di investire in competenze e su una vera cultura dell’uso del dato, partendo dalla formazione continua degli agricoltori e dalle scuole, in collaborazione con le università. Occorre creare un dizionario condiviso tra pubblico e privato, oltre a una rete aperta di dialogo che richiami anche le istituzioni sul ruolo della digitalizzazione come opportunità di crescita economica e culturale. 

Anche l’Europa, è emerso dal webinar, dovrà fare un salto da gigante e gradi attese ci sono rispetto all’annunciata creazione di un Geoportale. Di sicuro occorrerà cominciare a sburocratizzare la Pac, semplificando le domande Uniche e accelerando i pagamenti. 

Il margine di crescita nel campo dei bigdata, stimolato dal Next Generation Eu, è questa volta enorme e la stessa Europa spinge per la sostenibilità anche in quest’ambito con regole globali, partendo dalla revisione delle normative esistenti. Centrale un maggior altruismo dei dati con l’eliminazione degli squilibri esistenti. Di tutela ed equità, si parlerà nell’ultimo webinar Agia-Cia sull’agricoltura digitale, martedì 27 aprile sempre alle 17:30. Segui la DIRETTA: https://youtu.be/2KZ1bZzapsY


Oltre al presidente nazionale di Agia-Cia, Stefano Francia e a Valeria Villani, della Giunta nazionale Agia e presidente Agia-Cia Emilia-Romagna, sono intervenuti: Assuntela Messina, Sottosegretaria alla Transizione digitale; Susanna Cenni, Vicepresidente Commissione Agricoltura della Camera; Gianpaolo Vallardi, Presidente Commissione Agricoltura del Senato; Nicola Danti, Europarlamentare e Relatore ombra proposta di regolamento Governance europea dei dati; Massimo Durante, Docente di Informatica Giuridica Università degli Studi di Torino; Ivano Valmori, CEO Image Line e Salvatore Carfì, AGEA Bruxelles.



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In Evidenza - 07 apr 2021

Biologico: Anabio-Cia, Piano strategico nazionale e Pac cruciali per il settore

Il Piano strategico nazionale così come la Pac rappresentano un punto cruciale anche per il settore biologico e il PNRR finanziato dai fondi del Next Generation EU va definito attraverso un approccio sinergico e integrato con la Pac, perché sia di reale beneficio anche per l’agricoltura. A dirlo è Anabio, l’Associazione per il biologico di Cia-Agricoltori Italiani che, nell’audizione in Commissione Agricoltura della Camera sugli obiettivi del Piano strategico nazionale nel quadro della nuova Pac, ha chiesto al Ministro Patuanelli che venga istituito uno specifico Tavolo al Mipaaf. 

Per Anabio-Cia, infatti, è oggettivamente difficile e comunque azzardato esprimere indicazioni precise mancando ancora una bozza del Piano srategico nazionale che rappresenta, di fatto, una novità rispetto alla precedente programmazione comunitaria 2013-2020. 

Anche la vita degli imprenditori del bio, precisa Anabio-Cia, è stata stravolta dalla pandemia, producendo uno scenario inedito che richiede l’individuazione di politiche e azioni che siano davvero strategiche per il settore agricolo, con l’obiettivo di superare l’attuale crisi economica e di sfruttare ogni nuova opportunità di sviluppo sostenibile. La Pac è sicuramente chiamata a supportare questo processo di cambiamento.  

Importante, dunque, secondo Anabio-Cia, ricordare le richieste arrivate da Bruxelles attraverso il Piano d’azione europeo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica. Dagli Stati Membri l’Europa si aspetta, attraverso la definizione dei Piani strategici nazionali della PAC post 2022, d’individuare azioni specifiche per sostenere il comparto bio. Si tratta di un aspetto rilevante, se si pensa che il Governo italiano nell’aprile del 2016 ha approvato il Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico in maniera avulsa dai 21 Piani Regionali di Sviluppo rurale. 

Inoltre, guardandoci dall’Europa, Anabio-Cia sottolinea quanto l’approccio adottato implichi una conversione significativa dell'agricoltura convenzionale alla produzione bio. Serve, quindi, che anche l’Italia e non solo la Commissione Ue, pianifichi un'analisi d'impatto per capire gli effetti che avrebbe un aumento della produzione biologica su: agricoltura totale, tenuta delle aziende e, infine, sui cittadini.  Cruciale, poi, che il Piano strategico nazionale della Pac arrivi a spiegare come si intenda costruire il processo di piena integrazione e coordinamento con i Psr. A supporto, Anabio-Cia propone il documento della Rete Rurale nazionale “AGROECOLOGIA E PAC – Un’analisi degli strumenti della programmazione post 2022”.

Infine, Anabio-Cia ribadisce a Governo e Ministero delle Politiche agricole la necessità sempre più impellente di aggiornare la Strategia nazionale sul bio, integrandola nel Piano Strategico nazionale per tutelare nel mondo la leadership del biologico Made in Italy.



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In Evidenza - 06 apr 2021

Dl Sostegni: Cia, attenzione a filiere in crisi e liquidità aziende

Con l’economia nazionale soffocata da più di un anno di restrizioni per la pandemia, occorre prestare estrema attenzione alle filiere agricole più crisi e garantire liquidità agli imprenditori a rischio tracollo. Così Cia-Agricoltori Italiani nell’audizione in Commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato sul Dl Sostegni, rimarcando la necessità di interventi che incidano concretamente sul bilancio degli agricoltori in difficoltà.

Positive per Cia alcune misure incluse nel provvedimento, in particolar modo l’inserimento, a pieno titolo, del settore agricolo nel ristoro a fondo perduto, come anche il finanziamento, destinato a tutte le aziende agricole, di 300 milioni di euro per la decontribuzione previdenziale del mese di gennaio e, ancora, l’aggiunta di 150 milioni per le filiere in crisi. 

Rispetto alle filiere, Cia chiede più spazio per il settore zootecnico, incrementando la compensazione IVA; per il settore ortofrutticolo che oltre ai disagi per il Covid, ha sofferto gli eventi atmosferici e per i comparti di qualità che trovano sbocco nell’Horeca, primo fra tutti il vino. Non può più aspettare, con l’alta stagione alle porte, neanche il comparto agrituristico che per Cia necessità di promozione ampia coinvolgendo anche il turismo. 

Infine, per Cia il riavvio delle riscossioni fiscali, come previsto dal cronoprogramma del Decreto, rischia di procurare crisi di liquidità alle aziende e occorre adottare un procedimento che, pur nel rispetto degli adempimenti, possa scongiurarne il fallimento.



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In Evidenza - 06 apr 2021

PNRR: Cia, Governo renda strutturale Transizione 4.0 a tutela salute agricoltori

L’innovazione in agricoltura è sempre sinonimo di sicurezza sul lavoro. Il calo del 19,4% nel 2020 delle denunce di infortuni nel settore rurale dichiarato, oggi, dall'Inail (da 32.692 a 26.287) è anche merito delle nuove tecnologie, che hanno permesso a imprenditori e lavoratori di contrastare il rischio di incidenti mortali e invalidanti. Nella fase di finalizzazione del PNRRCia-Agricoltori Italiani chiede, dunque, al Governo Draghi misure specifiche per le imprese agricole che diano continuità al Piano Transizione 4.0, attualmente esteso al 31 dicembre 2022 dalla Legge di Bilancio.

Secondo Cia, il dato positivo Inail conferma la valenza strategica del credito d'imposta in ambito agricolo, che ha per obiettivo l’incentivo degli investimenti in beni strumentali nuovi, funzionali alla trasformazione tecnologica dei processi produttivi nel settore rurale.

“Occorre ora -dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino- che le misure a sostegno dell’innovazione siano rese strutturali nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il programma di investimenti che il Governo dovrà presentare entro il 30 aprile alla Commissione per accedere del Next Generation Eu. E’ necessaria una programmazione pluriennale che permetta di attuare una grande azione di rinnovamento del parco macchine agricole che, oltre a diminuire sensibilmente il numero degli infortuni, permetterà all'agricoltura di giocare un ruolo da protagonista per uscire dalla crisi scatenata dalla pandemia, con l'obiettivo di una ripresa più sostenibile e green”.



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In Evidenza - 02 apr 2021

Pasqua: Cia, +10% spesa per la tavola a 1,1 mld. Vince menù della tradizione

La Pasqua blindata, con l’Italia tutta in zona rossa, allunga i danni miliardari per agriturismi, ristoranti, bar e alberghi, ma almeno a tavola non toglie alle famiglie la voglia di preparare e gustare le ricette della tradizione festiva. Nel carrello, la spesa alimentare cresce del 10% rispetto al 2020, quando il Paese era in pieno lockdown, attestandosi a 1,1 miliardi di euro, spinta dalla possibilità di poter andare a casa di parenti o amici per il pranzo di domenica e per Pasquetta, anche se con pochi commensali come impone la normativa. Queste le stime elaborate da Cia-Agricoltori Italiani, secondo cui vince pure quest’anno il menù tipico regionale, scelto nell’80% dei casi.

         Protagonisti delle tavole, quindi, i piatti tradizionali del territorio, dalla pastiera alla colomba, dalla torta pasqualina all’agnello. Nonostante le flessioni degli anni scorsi, infatti, l’agnello resta in ogni caso un classico del pranzo di Pasqua -sottolinea Cia-. Domenica se ne consumeranno circa 4,5 milioni di chili, vale a dire quasi la metà (40%) del consumo annuo complessivo di carne ovina. A trionfare, poi, i dolci “fai da te” e la pasta fatta a mano, che trascineranno gli acquisti di uova: fino alla fine della settimana di Pasqua, se ne compreranno oltre 300 milioni tra decorazioni e preparazioni culinarie.

         Inoltre, un italiano su quattro utilizzerà il web per acquistare eccellenze enogastronomiche e prodotti agroalimentari dei territori, spesso direttamente dagli agricoltori, tramite i portali di e-commerce come quello di Cia (dalcampoallatavola.it). Una boccata d’ossigeno sia per le aziende che lavorano con il canale Horeca, completamente fermo, sia per gli agriturismi che, con la vendita diretta nei mercati e online, provano a reagire alla seconda “Pasqua perduta” con oltre 350mila presenze in fumo a causa del divieto di pranzi fuori e gite anche in campagna.        


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